Isabel Allende racconta Emilia del Valle

«Il mio nome è Emilia del Valle» di Isabel Allende

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«Il mio nome è Emilia del Valle» di Isabel Allende

Isabel Allende, tra le voci più celebri della letteratura contemporanea, torna nel 2025 con il romanzo intenso e coinvolgente Il mio nome è Emilia del Valle. Questa opera segna un viaggio profondo nella storia e nella memoria, raccontando la vita di una donna straordinaria, Emilia, che sfida le convenzioni sociali e le barriere di fine Ottocento per affermare la propria identità e libertà.

La narrazione si svolge tra California e Cile, in un periodo di grandi tumulti politici e sociali, ed intreccia le vicende personali con eventi storici di grande impatto. Emilia è una donna curiosa, coraggiosa e determinata, che lotta per farsi strada in un mondo dominato dagli uomini, spinta dall’eredità familiare e dalla sete di conoscenza. Il romanzo si articola in quattro parti narrate in prima persona dalla protagonista, accompagnate da un epilogo dal punto di vista di Eric Whelan, suo compagno e collega, che condivide con lei il percorso e le sfide. 

Tra identità e rivoluzione

Il mio nome è Emilia del Valle racconta la storia di una donna nata da una vicenda complessa e segnata da rancori profondi. Figlia di Molly Walsh, un’irlandese emigrata negli Stati Uniti con un passato travagliato, e di Gonzalo Andrés del Valle, un aristocratico cileno che ha sedotto Molly, Emilia cresce a San Francisco in California. Molly desiderava diventare suora, ma la seduzione da parte di Gonzalo ha segnato la sua vita e quella di sua figlia, che porta il cognome del padre naturale come segno di giustizia e memoria. Emilia è una donna dall’animo ribelle, cresciuta con l’amore di don Pancho (Francisco Claro), che pur non essendo suo padre biologico, la sostiene come se lo fosse e che lei chiama Papo

Nel 1800, in un mondo in cui le donne erano relegate a ruoli limitati, Emilia sfida le convenzioni e diventa giornalista. Firma i suoi primi racconti con lo pseudonimo Brandon J. Price e, forte dell’educazione ricevuta da Papo, si candida per lavorare al quotidiano Examiner, dove conosce Eric Whelan, collega e futuro compagno. La sua voglia di esplorare il mondo e di rompere ogni barriera sessista, classista e religiosa la spinge a seguire come corrispondente la guerra civile cilena, un viaggio che sarà anche un percorso di crescita personale e scoperta delle proprie radici

Emilia affronta con grande determinazione i pregiudizi della società: «secondo mia madre, la curiosità è pericolosa in una donna perché porta disgrazia». Ricorda le parole del suo padre adottivo che le rammentano di non arrendersi: «ricordati, principessa, che dovrai fare il doppio dello sforzo di un uomo per ottenere la metà dei suoi riconoscimenti».

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La narrazione in prima persona rende il racconto coinvolgente e autentico. Emilia raccoglie le storie di chi incontra e le fa sue:

Ogni uomo ha la sua storia e migliaia di loro non avrebbero mai potuto raccontarla. Spettava a me raccogliere i frammenti sparsi di quelle storie. 

Oltre ogni limite

Emilia del Valle emerge come un esempio di straordinaria determinazione e indipendenza, una figura che rompe con forza le convenzioni sociali del suo tempo. La sua vita e il suo lavoro non sono solo un atto di ribellione contro un sistema patriarcale, ma la testimonianza di una curiosità inestinguibile e di un coraggio che la spingono oltre ogni limite. 

Sostenuta da don Pancho, che «era dotato di una curiosità appassionata, trascorreva la sua esistenza a studiare e a spiegare l’universo, la vita e la morte», Emilia cresce in un ambiente dove la sete di conoscenza è un dono prezioso e inusuale. È proprio questa eredità intellettuale che le permette di nutrire una fiducia incrollabile nelle sue capacità, nonostante le ammonizioni di sua madre, che Emilia dovrà sfidare e superare. 

Eric la definisce «uno spirito selvaggio e brillante» e ammira in lei non solo il talento ma anche la passione per le battaglie sociali, inclusa quella per il suffragio universale, segno di una donna che non si limita a osservare il mondo, ma vuole cambiarlo. Emilia è così una donna che vive pienamente la sua epoca, nonostante le sue contraddizioni, portando avanti una visione di sé stessa e del suo ruolo che appare incredibilmente moderna e lungimirante

In questa luce, Emilia non è solo una giornalista e una figlia, ma un simbolo di emancipazione e un modello di donna che sfida le costrizioni sociali con la sola forza della sua intelligenza, della sua curiosità e della sua volontà di affermarsi. 

La brutalità della guerra e il prezzo della coscienza

La guerra civile cilena del 1891 rappresenta per Emilia del Valle non solo un evento storico da raccontare, ma una drammatica esperienza umana che ne segnerà profondamente l’animo e la visione del mondo. Inviata come corrispondente di guerra per l’Examiner, Emilia si trova a vivere in prima persona gli orrori di un conflitto che si rivela ben più crudele di quanto avesse immaginato. 

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Il racconto della guerra si snoda tra violenze indiscriminate, spargimenti di sangue e una disperata lotta per il potere che coinvolge intere famiglie e comunità. Lo sguardo di Emilia è lucido e mai retorico, capace di cogliere la tragedia di vite spezzate e di uomini ridotti a «bestie sanguinarie», come osserva Rodolfo Leon, giornalista schierato con il governo di Balmaceda.  

Attraverso le sue interviste, come quella al ministro e all’ambasciatore argentino don José Evaristo Uriburu, emerge la consapevolezza che le guerre interne lasciano solo «odio, violenza, stragi, vendetta», e che la vittoria di una fazione coincide sempre con la sconfitta dell’umanità stessa

Ma la guerra è anche un’esperienza personale e traumatica per Emilia, che si trova a confrontarsi con la paura «viscerale, quella che ti entra nelle ossa e resta in agguato», e con il dubbio amaro che molti soldati si trovano a vivere:

L’atroce sospetto che stavano per morire per nulla, che la patria e Dio non avevano importanza, che avrebbero ucciso dei compatrioti e che avrebbero affrontato la morte perché quelli erano gli ordini e se si fossero rifiutati sarebbero stati uccisi comunque.

Questa esperienza di guerra non lascia Emilia indifferente, anzi la trasforma profondamente: è un passaggio doloroso e necessario nel suo percorso di crescita che la porta a vedere il mondo con occhi nuovi e a cercare un senso più profondo a ciò che la vita le riserva. 

Eredità complesse

Il mio nome è Emilia del Valle (acquista) mette in luce con forza il concetto di famiglia come rete fluida e complessa, fatta non solo di legami di sangue, ma anche di affetti scelti, conflitti, sostegno e crescita reciproca. Emilia vive questa realtà con intensità: ha una madre, Molly, una figura materna carica di dolore e rancore, due padri – quello naturale, Francisco Claro, e don Pancho, l’uomo che l’ha cresciuta con amore e fiducia – e una cerchia di rapporti affettivi che contribuiscono a definirla e potenziarla. 

La sua storia familiare non è semplice. Francisco Claro, seduce Molly ma vive una vita dissoluta e abbandona spesso la famiglia, segnando profondamente Emilia e sua madre. Tuttavia, Emilia, con una forza rara, riesce a trasformare rancore e dolore in perdono, riconoscendo in lui la complessità di un uomo segnato dalla sua stessa fragilità: «in quei momenti, mentre lui piangeva visualizzai in modo nitido il macigno di rancore e vidi che si stava sgretolando in ghiaia, poi in sabbia, in nulla».

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Don Pancho, invece, è una presenza costante e amorevole, una guida che le infonde fiducia e le insegna a credere nelle proprie capacità, nonostante i pregiudizi di un’epoca in cui una donna indipendente e giornalista come Emilia è quasi un’eccezione. 

Il rapporto con Eric Whelan è fatto di rispetto e ammirazione reciproca, è una relazione che sostiene l’indipendenza di Emilia senza mai soffocarla. Eric spera che l’amore possa tenerli uniti, pur sapendo che Emilia non sarà mai una donna facile da trattenere. 

«Il mio nome è Emilia del Valle»

L’eredità che Emilia riceve va ben oltre il materiale: è un legame profondo con le sue radici, un legame invisibile che la sostiene nel suo cammino di crescita personale e professionale. Come lei stessa afferma, «L’eredità di mio padre non è un pezzo di terra di cinquanta ettari, sono le mie radici». Questa consapevolezza diventa la forza motrice che la spinge a esplorare il mondo e a definire il proprio posto in esso. 

Questo viaggio di crescita personale si chiude con la consapevolezza di un’identità forte e affermata, che trova sintesi nel titolo stesso: «Il mio nome è Emilia del Valle».

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Elisa Capitani

Classe 1996, lettrice appassionata, amante della letteratura e della scrittura in tutte le sue forme. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere a Milano e ha proseguito il suo percorso accademico con una magistrale in Letterature Comparate a Bologna. Ha vissuto a Parigi per quasi tre anni, esperienza che le ha permesso di ampliare i suoi orizzonti culturali e linguistici. Sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare, sogna di viaggiare, imparare nuove lingue e arricchire il suo universo letterario.

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