Nell’ombra della solitudine

«Gli amanti della notte» di Mieko Kawakami

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«Gli amanti della notte» di Mieko Kawakami

Pubblicato in Italia nel 2023, Gli amanti della notte è il terzo romanzo di Mieko Kawakami, già autrice dei noti Heaven e Seni e uova. Con uno stile diretto, ma anche poetico e malinconico, Kawakami si conferma ancora una volta maestra nel dare voce agli outsider, agli emarginati della società. Nei suoi romanzi, la solitudine, il disagio e l’invisibilità sociale non sono solo temi narrativi, ma ferite aperte descritte al lettore con assoluta empatia. Gli amanti della notte racconta il lento e doloroso risveglio di una donna invisibile, esplorando il silenzio, la vergogna e il desiderio di esistere davvero e offrendo un ritratto potente e necessario della fragilità umana.

Nel silenzio di Tokyo: la storia di Fuyuko

Irie Fuyuko è una redattrice editoriale precisa e silenziosa, quasi invisibile agli occhi del mondo. Immersa nella sua solitudine, non riesce a tenere il passo con la frenesia di Tokyo: se eccelle nella correzione di bozze e nella verifica dei fatti, fatica invece a stabilire legami con gli altri. Le sue conversazioni sono ridotte al minimo, spesso segnate da risposte vaghe come «non so» o «forse», e la sua vita sociale è praticamente assente.

Decide di lasciare il lavoro d’ufficio in una grande casa editrice per diventare freelance. A darle una mano è Hijiri, una conoscente dal carattere opposto al suo: brillante, sicura di sé, estroversa. Sarà proprio Hijiri ad affidarle le bozze da correggere, contribuendo così – inconsapevolmente – a un primo cambiamento nella vita di Fuyuko, che inizia a lavorare da casa, isolandosi ancora di più dal mondo esterno. L’unica eccezione resta una passeggiata notturna il 24 dicembre, giorno del suo compleanno, rituale solitario che si concede ogni anno.

Ma dopo una serata passata a bere con Hijiri, qualcosa si incrina. Fuyuko si guarda allo specchio e realizza, con una lucidità tagliente: «Sì, ‘misera’ era la parola giusta, e non infelice, triste o spenta. L’immagine di una donna misera che si sovrapponeva a quella di vari pezzi di città.» Inizia così a bere con regolarità, in modo deliberato, quasi cercando nell’alcol uno strumento per abbattere le barriere della propria esistenza. E in parte ci riesce: sebbene dannoso, diventa anche il detonatore di un cambiamento. Fuyuko si scopre più disinibita e, attraverso l’incontro con Mitsutsuka — un insegnante con cui intreccia una relazione platonica — comincia lentamente a esprimere i propri pensieri e a interrogarsi sulla propria condizione.

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Leggiamo anche del suo passato: una Fuyuko altrettanto sola e insicura, con un’unica amica, Noriko, e vittima di un episodio traumatico che ancora la segna. Un evento che lei attribuisce al suo carattere passivo, che ha contribuito a farla sentire sempre più invisibile. In una Tokyo sempre più alienante, la sua storia riflette un malessere diffuso, che Mieko Kawakami racconta con sguardo affilato e profondamente empatico.

Il silenzio che racconta

Sono sola, ho pensato. Ero sempre stata sola, da tanti anni, e non pensavo che fosse possibile esserlo ancora di più. Mi sentivo tremendamente sola, sola al mondo. Lì, circondata da una marea di gente, con tutti quei posti dove andare, quella miriade di suoni e colori, e io che non avevo niente e nessuno verso cui rendere la mano.

Fuyuko è sola, e lo è da sempre. Ma nel corso del romanzo questa condizione diventa qualcosa di più profondo, quasi esistenziale: un silenzio che si dilata, che inghiotte ogni possibilità di connessione autentica. La solitudine diventa la vera protagonista del libro, una presenza costante che si insinua nei gesti, nei pensieri e nelle relazioni. Non è solo Fuyuko a viverla: anche i personaggi secondari – Mitsutsuka, Hijiri, Noriko – sono segnati da una solitudine diversa, più o meno mascherata. C’è chi mente a sé stesso, chi si rifugia nell’ironia, chi si nasconde dietro un’apparente sicurezza.

Da anni Fuyuko non guarda più la televisione – non riesce a sopportare gli errori nei sottotitoli –, non legge, non ascolta musica. Non ha amiche con cui uscire, né qualcuno con cui chiacchierare. All’inizio può sembrare fredda, quasi meccanica, come se si fosse svuotata per assomigliare al lavoro che fa. Ma piano piano emergono le sue emozioni più profonde, fino ad allora anestetizzate, trattenute, rinnegate. Inizia così un lento processo di consapevolezza, un viaggio interiore doloroso ma necessario. 

Fuyuko si sente come se stesse affondando in silenzio, e ogni giorno fosse una lotta per restare a galla. Ci sono momenti in cui si vorrebbe scuoterla, spingerla a reagire, a fare qualcosa per sé. Ma poi, man mano che il romanzo avanza, si comprende da dove venga quella passività, e quanto sia radicata nel dolore e nella vergogna. La scelta della narrazione in prima persona ne Gli amanti della notte amplifica l’immedesimazione: lo stile di Kawakami è poetico, quasi un ibrido tra prosa e poesia, capace di restituire con precisione ogni sfumatura emotiva.

Gli amanti della notte

Perché la notte è così bella? Senza dubbio perché nel cuore della notte il mondo si dimezza. 

Le relazioni che Fuyuko intreccia nel corso del romanzo sono specchi diversi della sua stessa solitudine. Ognuno dei personaggi principali, degli amanti della notte, incarna una forma diversa di distacco, incomunicabilità o dolore sommesso, ma è proprio attraverso queste connessioni imperfette che Fuyuko comincia lentamente a cambiare.

Hijiri, la collega energica e diretta, è una donna forte e indipendente, uno “squalo” capace di nuotare in un mondo di squali. Apparentemente disinibita e immune al giudizio, anche lei nasconde un senso di estraneità e isolamento. Le sue relazioni fugaci, i viaggi con amanti di passaggio e le sue parole taglienti sono una corazza che la separa dagli altri. Eppure, qualcosa in lei riconosce Fuyuko: le parla, la sprona, le regala vestiti, le offre un modello alternativo di femminilità e resistenza. Hijiri si confida con Fuyuko, forse perché sa che quella solitudine silenziosa può comprendere anche la sua.

Mitsutsuka, l’insegnante di fisica sulla sessantina, instaura con Fuyuko un legame fondato sull’ascolto e sui silenzi. Tra i due si crea uno spazio intimo, dove anche il non detto acquista valore. Mitsutsuka non giudica, ma osserva. Nota la dipendenza dall’alcol e la fragilità di Fuyuko, e decide comunque di restare. Anche lui nasconde un malessere profondo e, nella loro strana alleanza notturna, i confini tra due solitudini iniziano a dissolversi: «Io e Mitsutsuka eravamo lì, fianco a fianco, nella grande ombra della notte.»

Noriko, l’amica del liceo, sembra aver costruito una vita “normale”: un marito, due figli, una casa. Ma dietro la facciata, si cela un matrimonio infelice e relazioni extraconiugali. Come Fuyuko, anche lei ha imparato a soffrire in silenzio, a fingere.

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Il romanzo è quindi anche un piccolo manuale di realtà: ci insegna qualcosa sul mestiere del redattore, sulla fisica e sulla teoria della luce, ma soprattutto sulle passioni umane – quelle represse, negate, o appena sfiorate.

È proprio grazie ai legami che Fuyuko riesce, a poco a poco, a uscire dalla sua bolla. La aiutano a vedersi, a conoscersi, e soprattutto a capire che la solitudine può cambiare forma: non è più solo un vuoto, ma uno spazio condiviso, abitato anche da altri. Perché, come suggerisce Gli amanti della notte (acquista) di Mieko Kawakami, solitudine non significa necessariamente essere soli.

Ora ero in grado di provare anche sotto la luce chiara del giorno le stesse emozioni che provavo di notte. Quando passeggiavo nell’abbagliante luce diurna dicevo a me stessa che in quel preciso momento, in altre parti del mondo, era notte fonda, e pensavo alle persone che vivevano in tutti quei posti. Pensavo a coloro che erano soli come me nel cuore della notte.

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Elisa Capitani

Classe 1996, lettrice appassionata, amante della letteratura e della scrittura in tutte le sue forme. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere a Milano e ha proseguito il suo percorso accademico con una magistrale in Letterature Comparate a Bologna. Ha vissuto a Parigi per quasi tre anni, esperienza che le ha permesso di ampliare i suoi orizzonti culturali e linguistici. Sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare, sogna di viaggiare, imparare nuove lingue e arricchire il suo universo letterario.

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