«Er futuro stasera lasciamolo sta’»

«Brucia l'origine» di Daniele Mencarelli

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«Brucia l'origine» di Daniele Mencarelli

È uscito lo scorso 15 ottobre per i tipi di Mondadori Brucia l’origine, l’ultimo romanzo di Daniele Mencarelli. Prima di questo libro l’autore aveva pubblicato altre quattro opere di narrativa: la cosiddetta “trilogia del ritorno” – composta da La casa degli sguardi (2018), Tutto chiede salvezza (2020, vincitore del premio Strega Giovani) e Sempre tornare (2021) – e lo struggente Fame d’aria (2023). Lo scorso gennaio è inoltre uscita, sempre per la casa editrice di Segrate, la sua silloge poetica Degli amanti non degli eroi.

«Brucia l’origine»: la trama

Brucia l’origine racconta la storia di Gabriele Bilancini, un designer romano che a Milano ha trovato il successo, riuscendo a entrare nel giro di “quelli che contano” per merito di una sua creazione: la poltrona Bilancia. Nel capoluogo lombardo Gabriele non è entrato solo lavorativamente nelle grazie dell’archi-star Franco Zardi, ma ne è pure diventato il genero, intessendo una relazione sentimentale con la figlia Camilla. Dopo quattro anni di assenza da Roma, Gabriele torna nel quartiere periferico dove è nato e cresciuto, e dove lo attendono la famiglia e gli amici di infanzia.

È proprio uno di questi amici, Cristiano, a dare il la a tutto il romanzo. In un primo momento, infatti, Gabriele pensava di fermarsi pochissimo tempo a Roma; inaspettatamente, però, Cristiano lo invita alla festa per i suoi quarant’anni, che si terrà da lì a qualche giorno. L’invito sarà per Gabriele l’occasione non solo di posticipare il rientro a Milano, ma anche di fare i conti con tutto quello che faceva parte della sua vecchia vita (scoperchiando pure qualche vaso di Pandora).

La vergogna di chi abita due mondi

C’è una verità, segreta e inconfessabile, che insegue Gabriele in ogni pagina: non riesce a fare a meno di vergognarsi del mondo da cui proviene. Al punto da mentire a Camilla – che avrebbe in realtà piacere di conoscere la famiglia e gli amici del suo compagno – per evitare che lo raggiunga a Roma: Gabriele è certo che lei, nata in una famiglia altoborghese, vivrebbe con disagio la realtà proletaria da cui proviene lui. E allora meglio che i due mondi che gli è capitato in sorte di abitare rimangano separati, come due rette parallele che non devono incontrarsi mai.

Vergogna a parte, Gabriele è perseguitato da una sensazione comune a tante persone che si sono trovate a vivere in contesti molto diversi tra loro: quella di non poter mai appartenere davvero al nuovo mondo, ma al tempo stesso di non essere più parte del vecchio. Nel suo caso, la motivazione è soprattutto di natura economica (non per niente, Brucia l’origine potrebbe essere definito il romanzo più politico scritto finora da Daniele Mencarelli): grazie al successo conosciuto a Milano, Gabriele può permettersi un tenore di vita distante anni luce da quello dei suoi familiari e dei suoi amici, che in diversi casi faticano ad arrivare a fine mese, ma al tempo stesso continua a sentirsi un intruso tra le persone dell’élite che ormai frequenta.

Gabriele, in ogni caso, fatica ad ammettere questa sensazione a sé stesso e mai ne parlerebbe con qualcun altro; sarà a un certo punto Cristiano, al culmine di un’accesa discussione, a dare voce a sorpresa a ciò che si agita dentro di lui.

«Ricordate sempre: te sei Gabriele Bilancini, fijo de Mauro er pesce, meccanico de moto e motorini, manco de macchine. E ricordate sempre che pe’ un ricco, un ricco vero, de quelli che so’ ricchi da sempre, tu rimarrai sempre un pezzente, uno che non se sa pe’ quale motivo c’ha un talento, ma non sarai mai all’altezza loro.»
Gabriele si alza senza dire nulla.
Si avvia verso casa.
[…] Se tornasse indietro direbbe a Cristiano una cosa solamente.
“Hai ragione, hai ragione su tutto.”
La foto che gli ha fatto è precisa da fare impressione.

I dimenticati dalla politica

Come anticipato, Brucia l’origine è con tutta probabilità il romanzo più politico scritto da Mencarelli, che in questo segue un percorso già cominciato a gennaio 2023 con la pubblicazione di Fame d’aria. In quel caso, l’autore romano parlava delle difficoltà dei caregiver di disabili gravi, lasciati quasi sempre soli dalle istituzioni; in Brucia l’origine, invece, il discorso si sposta più verso gli strati meno privilegiati della società, di cui la politica sembra essersi dimenticata.

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Tornando a Roma, Gabriele – ormai abituato ai salotti della Milano bene, che qualcuno definirebbe radical chic – scopre con disappunto le idee populiste, retrograde, in certi casi perfino razziste e fasciste di alcuni suoi vecchi amici, in particolare di Cristiano. Pur comprendendo il suo sconvolgimento, Tania, la madre di Gabriele, lo invita a provare a pensare alla possibile causa degli atteggiamenti e delle dichiarazioni di Cristiano:

Non te scorda’ che Cristiano, fra voi, è quello che viene dalla famiglia più povera, hanno vissuto anni in cui non riuscivano a mette assieme un pranzo co’ ‘na cena. Nun te dico de daje ragione, solo da capi’ tanta rabbia da dove viene.

Queste poche righe racchiudono una questione su cui Mencarelli voleva puntare il dito quando ha scelto di scrivere questo libro: la rabbia di chi, nato povero, nella vita ha sempre dovuto lottare. Rabbia soprattutto nei confronti di una sinistra che pare non riuscire più a parlare ai ceti medio-bassi, poiché dà l’idea di privilegiare i diritti civili (seppur sacrosanti) a scapito di quelli sociali. E allora, ci ricorda l’autore, non deve stupirci che chi lotta per mettere insieme il pranzo e la cena caschi nella trappola della “guerra tra poveri” propugnata dalle destre più populiste. Più che per reale convinzione, è per ripicca verso i valori di una sinistra che, ai suoi occhi, non ha saputo curarsi dei suoi problemi che Cristiano, ad esempio, arriva a definirsi razzista e fascista:

È proprio ‘na regola, più fate i sòrdi e più diventate santi. Io invece vojo esse cattivo, perché a me, a mi’ padre e a mi’ madre, ai mi’ fratelli, nessuno c’ha mai difeso, nessuno. Vojo esse l’esatto contrario de quello che siete voi. Voi siete de sinistra? Allora io so’ de destra. Sì. Anzi. Te dico de più. So’ fascista. Tanto per quelli come te resterò sempre brutto, sporco e cattivo. Allora er cattivo lo faccio veramente.

Il passato che presenta il conto

Brucia l’origine è anche un romanzo in cui il confine tra passato e presente si fa labile, come d’altronde è inevitabile accada quando si torna nei luoghi della propria infanzia e adolescenza. Per Gabriele e diversi altri personaggi, però, i ricordi non sono qualcosa da riassaporare con tenerezza, ma l’occasione di pensare a ciò che sognavano i ragazzini che erano, e constatare che troppo spesso il presente ha ben poco a che vedere con ciò che si erano immaginati.

È, in breve, tempo di bilanci per questi personaggi nel decennio fra i trenta e quaranta: quello in cui, secondo l’idea tradizionale – oggigiorno sempre meno veritiera, ma comunque dura a morire – bisognerebbe raccogliere i frutti di quanto seminato negli anni precedenti. Ed è inevitabile che chi nella vita professionale o privata ha imboccato una strada che non l’ha portato dove credeva si senta fondamentalmente un fallito. Di nuovo al punto di partenza, all’età sbagliata.

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«Cinque ragazze abbracciate, ignare della vita, della sorte che avrebbe atteso ognuna di loro al varco, sorte amica o nemica, benigna oppure maligna»: con questa frase, che accompagna il momento in cui i protagonisti vedono una vecchia foto delle loro madri poco più che ragazzine, Mencarelli ci fa sentire tutta la malinconia che ci prende quando, ormai consapevoli di com’è andata a finire la storia nostra o di chi amiamo, possiamo solo limitarci a prendere atto di quello che è stato (soprattutto se la sorte non ci è stata amica).

Ogni personaggio è vittima di un presente infelice, come Marcello, che conosce da vicino la malattia e il lutto, o Vanessa, incapace di lasciar andare un vecchio amore. Ma anche come Gabriele, che mai avrebbe pensato di realizzare il sogno di diventare un designer di successo e, nonostante tutto, continuare a sentirsi vuoto dentro. Nel rapporto che Gabriele ha con il passato c’è, a onor del vero, una certa ambiguità. Da un lato, infatti, invita a più riprese gli altri a buttare via il loro passato se sentono che è una zavorra; dall’altro, però, è lui stesso a faticare a mettere in atto in prima persona questo consiglio.

«Tu ce sei stato oggi»

Io nun so se ritornerai più spesso, sinceramente nun ce credo, ma non importa, er futuro stasera lasciamolo sta’. Tu ce sei stato oggi. La felicità che m’hai dato a sta’ qui con noi ce l’ho dentro de me, e non me la leva nessuno. Il resto sarà quello che sarà.

È con queste parole, verso la fine del romanzo, che Mencarelli lascia ai lettori un’altra prospettiva per evitare di essere sopraffatti da delusione e malinconia. Se non è possibile buttare via il passato, si può pur sempre mettere in pausa, ogni tanto, il futuro. Come? Assaporando davvero il presente, se ci accorgiamo che è felice, e facendogli spazio per proteggerlo da un avvenire che potrebbe essere anche impietoso.

Il finale di Brucia l’origine resta aperto e sta a ogni lettore trovare la propria personale chiave di lettura. Ci sentiamo però di dire che uno dei grandi insegnamenti del libro è proprio in quell’«Er futuro stasera lasciamolo sta’». Mettiamo da parte, se ci riusciamo, le illusioni, i rimorsi e i rimpianti. Trafughiamo al tempo ore in cui ci concediamo il lusso di lasciarlo come sospeso.

Consigliato a…

Consigliamo Brucia l’origine (acquista) di Daniele Mencarelli a chi, almeno una volta, si è sentito diviso tra due mondi, con la sensazione che forse ora vivrebbe in modo più autentico se tempo prima, a qualche bivio, avesse scelto l’altra strada. A chi si sente di nuovo al punto di partenza, o comunque ha l’impressione di andare al rallentatore rispetto agli altri. E, soprattutto, a chi non disdegna i finali aperti.

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Francesca Cerutti

Classe 1997, laureata in Lingue per l’impresa e specializzata in Traduzione. Caporedattrice di Magma Magazine, sempre alla ricerca di storie che meritino di essere raccontate. Dopo aver esordito nel 2020 con il romanzo «Noi quattro nel mondo» (bookabook), ha pubblicato nel 2023 la raccolta di racconti «Pretendi un amore che non pretende niente» (AUGH! Edizioni).

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