C’era una volta il cinema

«Cinema Speculation» di Quentin Tarantino

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«Cinema Speculation» di Quentin Tarantino

Quentin Tarantino torna in Italia, ma questa volta non approda nelle sale cinematografiche. A pochi mesi dall’uscita statunitense, La Nave di Teseo porta in libreria Cinema Speculation. Gli estimatori del regista di Knoxville non troveranno aneddoti, curiosità o retroscena sulla lavorazione delle sue pellicole – da Le iene a C’era una volta a … Hollywood – né tantomeno un diario di idee per progetti futuri o mai realizzati. Cinema Speculation è innanzitutto un saggio, un atto d’amore per la settimana arte, in cui Tarantino ripercorre pagina per pagina i film degli anni Settanta che l’hanno coinvolto e fatto riflettere maggiormente.

Un’ode ai grandi registi più e meno noti e alle loro opere più riuscite. Un’analisi puntuale, ironica e coinvolgente, arricchita da una conoscenza enciclopedica che spazia dalla tecnica ai generi, dagli interpreti all’attenzione filologica della genesi di ogni film. Tarantino non si accontenta di enunciare i principi per cui un film è considerato buono o cattivo, anzi; ne analizza i tratti e ne restituisce al lettore/spettatore un quadro più nitido, completo.

«Cinema Speculation», l’educazione cinematografica del piccolo Quentin

Fin da bambino, Tarantino viene portato nelle sale cinematografiche dalla madre single. Un modo per stare assieme, condividere momenti, a condizione che il piccolo Quentin non faccia troppe domande – al massimo due o tre a inizio proiezione – e non manifesti la sua noia – anche quando si tratta di vedere Diario di una casalinga inquieta. Un bambino che però matura gradualmente l’idea di come effettivamente risulti un privilegiato rispetto ai suoi compagni:

A un certo punto, quando mi resi conto di vedere film che ai miei coetanei non era concesso vedere, ne chiesi il motivo a mia madre.
Mi rispose: «Quentin, mi preoccupa di più se vedi i telegiornali. Un film non può farti male.»

Tuttavia, ovviamente, a Tarantino non è permesso vedere tutto: molti dei film horror gli erano banditi come, d’altro canto, le pellicole considerate decisamente troppo cruente. Significativo l’aneddoto su Melinda con Calvin Lockhart, film provvisto di una considerevole dose di violenza soprattutto sul finale. Alla domanda del novenne Tarantino sul perché non possa andarlo a vedere, la madre risponde:

Be’, Quentin, è un film molto violento, non che per me sia per forza un problema, ma non capiresti la storia. E non capendo la storia, guarderesti la violenza solo per il gusto della violenza. E questo non voglio che succeda.

Nascita di un nuovo modo di fare cinema

La vecchia Hollywood è ormai finita. Già Billy Wilder agli inizi degli anni Cinquanta ne aveva prospettato la conclusione con quel capolavoro che è Viale del tramonto. Un’inedita schiera di cineasti tra gli anni Sessanta e Settanta si impone sul mercano, capeggiato da un nuovo pubblico. Le sale, soprattutto in California, germogliano ospitando sempre nuove pellicole e introducendo nuovi linguaggi cinematografici. Tarantino comincia così a guardare di tutto e appena può, intorno ai quattordici anni, riesce anche a entrare ad alcuni spettacoli vietati.

Come emerge in Cinema Speculation, il suo obiettivo è guardare sempre più film e in lui cominciano a nascere i primi collegamenti tra le opere. Rivede gli attori, comprende la regia e lo stile di certe produzioni, per non parlare poi della trama: Tarantino ne apprezza la struttura, il ritmo, i dialoghi. Rimane affasciamo dalla figura di Steve McQueen, in particolare in Bullitt e Getaway! Negli anni poi recupera La grande fuga e L’inferno è per gli eroi – quest’ultimo girato da Don Siegel, maestro del genere poliziesco e d’azione. Tarantino parla in termini entusiasti di Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (con Clint Eastwood) e – nonostante la prima diffidenza – di Fuga da Alcatraz.

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In queste occasioni Tarantino cresce con la New Hollywood caratterizzata anche da hippie e beatnik. In quegli anni di fermento maturano idee antisistema che rinnegano la retorica di certi film dei decenni passati. Un profondo cambiamento politico e sociale facilita la strada ad alcuni pionieri della nuova corrente, come Robert Altman, Sam Peckinpah, John Cassavetes, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, William Friedkin, Brian De Palma ecc.

Si potevano girare film su (quasi) qualunque argomento senza scendere a compromessi. Le allusioni cui era costretto a ricorrere Hitchcock per parlare di sessualità potevano andare in soffitta. E se lo facevi, il tuo film poteva essere distribuito in tutto il Paese con il suo bravo rating senza che qualche sceriffo ignorante di qualche contea della minchia venisse ad accusarti di avere infranto qualche legge sull’oscenità.
Questi registi antisistema accolsero il crollo dello studio system con gli stessi sentimenti con cui i rivoluzionari videro Maria Antonietta andarsene da Versailles.

Un saggio come un romanzo di formazione

Tra polizieschi, noir, western e blaxploitation, il regista di Pulp Fiction apprende ciò che vuole davvero fare. Partecipa alle reazioni del pubblico e anche quando non interagisce lo studia. Cinema Speculation (acquista) è il lungo apprendistato di Quentin per diventare Tarantino.

Si tratta di una sorta di romanzo di formazione sotto forma di saggio. Da anni si aspettava un testo di Tarantino così esauriente, che andasse ad analizzare l’origine del proprio cinema. Una lunga chiacchierata con uno dei registi più influenti degli ultimi decenni. Per la prima volta il lettore si addentra nel suo cinematografo con la consapevolezza che ci saranno tantissimi film, autori e date, quasi da annoiarsi. Ma finito il libro rimane solo da guardare o riguardare tutti i film suggeriti, per vederli e valutarli definitivamente sotto un’altra ottica.

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996, è nato e vive a Brescia. Laureato in Giurisprudenza, negli anni i suoi contributi sono apparsi su riviste come Il primo amore, Flanerì, Frammenti Rivista, Magma Magazine, Niederngasse. Ha curato le pièces teatrali “Se tutti i danesi fossero ebrei” di Evgenij Evtušenko (Lamantica Edizioni) e “Il boia di Brescia” di Hugo Ball (Fara Editore). Ha anche curato la raccolta di prose poetiche "Terra. Emblemi vegetali" di Luc Dietrich (Edizioni Grenelle). Le sue pubblicazioni più recenti sono: la raccolta poetica “Il dono non ricambiato” (Fara Editore), il racconto lungo “Millihelen” (Gattomerlino Edizioni) e il romanzo “Queste eterne domeniche” (Robin Edizioni). Partecipa a diversi progetti culturali, anche in ambito cinematografico.

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