«Il conformista sogna sogni di altri sognatori»: così Giorgio Gaber condanna l’abitudine dell’uomo di adeguarsi a ciò che più gli conviene, cosa che costa cara anche al protagonista di un romanzo di Alberto Moravia, un borghese la cui vicenda risulta di una disarmante attualità.
Sempre così gli succedeva: pensava di essere normale, simile a tutti gli altri, quando si raffigurava la folla in astratto, come un grande esercito positivo e accomunato dagli stessi sentimenti, dalle stesse idee, dalle stesse mete, del quale era consolante far parte. Ma appena affioravano fuori da quella folla gli individui, l’illusione della normalità si infrangeva contro la loro diversità, egli non si riconosceva affatto in loro e provava insieme ripugnanza e distacco.
Perché Moravia unisce letteratura e cinema
Alberto Moravia (1907-1990) è un autore italiano dalla produzione longeva ed estremamente varia. Essa è caratterizzata da un profondo realismo, nella descrizione della vita borghese a cui spesso, tuttavia, vengono uniti elementi surreali (per sfuggire alla censura, infatti, l’autore ricorre spesso ad analogie e allegorie). Moravia è anche uno dei maggiori rappresentanti del Neorealismo, di cui un’opera fondamentale è infatti il suo romanzo La Ciociara (dalla quale è stato tratto l’omonimo film di Vittorio De Sica, che è valso l’Oscar a Sophia Loren). Un altro romanzo di grande successo, pur criticato a posteriori dal suo stesso autore, è Il conformista, pubblicato nel 1951 e da cui Bernardo Bertolucci ha tratto il film omonimo del 1970. Tutto questo contribuisce a rendere Alberto Moravia uno scrittore cinematografico, cosa che non stupisce se si considera la sua scrittura scorrevole, ma mai banale, adatta a costruire ambienti da cinema per l’utilizzo di correlativi oggettivi, analogie e metafore.
I suoi romanzi sono spesso caratterizzati da una forte descrittività, colmi di dettagli vividi su ambienti, personaggi e situazioni, quasi come se stesse dipingendo scene cinematografiche. Questo tipo di scrittura facilita il lavoro dei registi, che possono facilmente tradurre le sue descrizioni in immagini visive. Le storie di Moravia contengono anche molti elementi visivi e drammatici che si prestano bene alla messa in scena, come contrasti sociali, conflitti interiori, tensioni sessuali e politiche, che possono essere efficacemente rappresentati sullo schermo.
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Per l’attualità del concetto di conformismo
Medesimo titolo e tematica del Conformista di Moravia presenta una delle canzoni più famose del cantautore italiano Giorgio Gaber (di cui Celentano ha anche cantato spesso una sua versione). Gaber, insieme a Sandro Luporini, ha ideato il genere del Teatro Canzone. Quest’ultimo si fonda su un’unione fra musica e teatro, in cui si alternano monologhi cantati e recitati. Durante i suoi spettacoli teatrali, Gaber ha beffardamente descritto e approfondito con ironia tematiche di carattere sociale e politico. In una delle sue canzoni, tratta dall’album Un’idiozia conquistata a fatica, Gaber parla del conformista elencando una serie di caratteristiche e correnti politiche. Il conformista finge di appartenere e fa proprio non il comportamento che più ne rappresenta l’essenza, ma quello che più gli conviene. Questo tipo di uomo secondo Gaber, tristemente, «somiglia molto a tutti noi».
Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che è da tempo
Che non sono neanche più fascista
Sono sensibile e altruista, orientalista
Ed in passato sono stato un po’ sessantottistaDa un po’ di tempo ambientalista
Giorgio Gaber, «Il conformista»
Qualche anno fa nell’euforia mi son sentito
Come un po’ tutti socialista. […]
Anche il conformista di Moravia ci somiglia: il protagonista del romanzo è Marcello, un uomo che sin dall’infanzia vuole conformarsi alla società a causa di un trauma che lo ha segnato. Seguiamo i suoi ricordi dall’infanzia fino all’adolescenza per poi spostarci nel presente, che coincide con la Seconda Guerra Mondiale, quando diventa funzionario del governo fascista. L’attualità dell’idea del conformismo la sperimentiamo in un’epoca in cui, complici anche i social e internet, siamo spesso costretti a diventare tutti uguali, con gli stessi post suggeriti, lo stesso algoritmo che personalizza e ci chiude in continue bolle cognitive (la cosiddetta “bolla di filtraggio”), ma anche quando abbiamo paura di esporci contro le ingiustizie e cediamo all’idea del “si è sempre fatto così”. Romanzi come Il conformista uniscono tematiche come la paura della diversità, il rapporto con il potere, la repressione della colpa, tutte sensazioni che nel momento storico attuale proviamo.
La mia intenzione era di interpretare il fascismo in chiave intellettuale. Ma forse, a causa d’una mia immaturità di scrittore, quel romanzo diventò un collo di bottiglia in cui fu difficile far entrare tutto quello che ci volevo fare entrare. Mi accorgevo ancora una volta che il romanzo su dati storici e realistici era impossibile scriverlo.
Alberto Moravia sul «Conformista»
Per l’analisi della psicologia dei personaggi
Oltre che cinematografici, i romanzi di Moravia sono probabilmente anche teatrali, per restare su Gaber, in quanto caratterizzati da un’analisi approfondita della psicologia dei personaggi, che senza dubbio l’autore deve all’influenza delle letture che fece in adolescenza (Dostoevskij in particolare, di cui ha anche curato diverse prefazioni delle edizioni italiane dei romanzi, ma anche Joyce, Leopardi, Shakespeare). Per lo spessore psicologico che conferisce ai suoi protagonisti, Moravia viene spesso accostato all’esistenzialismo.
L’obiettivo del romanzo Il conformista è mostrare il tragico destino di una figura che vive una vita nella totale assenza di identità e verità. Il protagonista è un borghese benestante determinato a esistere, infatti, in piena normalità, al punto da sposare una donna che nemmeno ama. La società è una farsa e il protagonista vuole appartenervi per non rimanere turbato da nulla. Preferisce rinunciare alla propria individualità ed immergersi in una massa indistinguibile, che affrontare sé stesso.
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Mentre Moravia dipinge il tragico destino di un conformista, Gaber ne traccia un’idea più estrema e parodistica che qui accostiamo per la possibilità di comprendere fino a che punto gli intellettuali si siano posti la domanda sul rapporto tra “noi” e “loro”. Il conformista, a seconda del periodo in cui vive e di ciò che più gli conviene, appoggia un partito politico anziché un altro, incoraggia principi e idee del momento, per far parte della massa e vivere comodamente. «S’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza», afferma Gaber, in quanto con questo atteggiamento l’uomo vede sparire la propria individualità e la immerge nella semplicità e normalità della parte giusta. Tuttavia, con «giusta» Gaber non intende la parte giusta moralmente, ma giusta in quanto è quella che conviene.
Il conformista
È uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
È un concentrato di opinioni
Che tiene sotto il braccio due o tre quotidianiE quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire.
Forse da buon opportunista
Giorgio Gaber, «Il conformista»
Si adegua senza farci caso
E vive nel suo paradiso
Per queste ragioni, il conformista non è un uomo, ma un animale, che si priva del proprio intelletto per seguire un branco acriticamente, senza sogni, ma seguendo quelli degli altri.
È un animale assai comune
Che vive di parole da conversazioneDi notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori.
Giorgio Gaber, «Il conformista»
Perché mostra quella normalità che ci uccide
Una caratteristica che accomuna due autori come Moravia e Gaber, seppur così lontani cronologicamente e come genere, è il fatto di essere giunti a un profondo pessimismo sulla società durante gli ultimi anni della loro vita. Se Moravia ha perso fiducia nella possibilità dell’uomo borghese di cambiare la realtà (manifesto di tale periodo è il famosissimo romanzo La noia), Gaber afferma nella sua canzone testamento La razza in estinzione di vedere «una specie di massa senza più l’individuo». Ciò proprio a causa della tendenza sempre più presente nella società moderna al conformismo.
Il tratto, però, più distintivo del radicale cambiamento intervenuto in quei diciassette anni, era la scomparsa di una specie di eccesso di vitalità costituito dal ribollire di istinti insoliti e, forse, anche anormali; in luogo del quale, adesso, era subentrata, come pareva, una certa mortificata e grigia normalità.
Alberto Moravia, «Il conformista»
Alberto Moravia mette in evidenza nel Conformista (acquista) come la ricerca di normalità a tutti i costi renda grigia la nostra esistenza. Nel tentativo di non mostrarci e rimanere chiusi dentro una massa, senza dubbio più sicura ma anche limitante, rendiamo la nostra vita insignificante e priva di scopo. Sfioriamo solamente il mondo con un dito, senza vivere davvero. Dovremmo invece cercare un posto nel mondo che ci appartenga, che sia nostro, seppur a volte scomodo. La parte giusta, quella davvero giusta, non quella più comoda. Tenendo conto che è nel mostrare l’individualità di ognuno di noi e nel mescolarla con quella degli altri, ma senza farla assopire, che consiste la vera bellezza di appartenere al mondo. Solo così si può volare in alto.
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