Di fedeltà e di feroci tradimenti

«La fedeltà disattesa. Cantautori, chansonniers e beat fra tradimenti e traduzioni» di Silvia Argento

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«La fedeltà disattesa» di Silvia Argento

La fedeltà disattesa. Cantautori, chansonniers e beat fra tradimenti e traduzioni di Silvia Argento è un saggio uscito lo scorso settembre per Affiori, casa editrice indipendente romana, marchio Giulio Perrone Editore, nata per sostenere e risaltare autrici e autori emergenti. Silvia Argento, oltre ad essere una di loro, è anche, da tempo, parte attiva della redazione di Magma Magazine: una penna magmatica.  

Il saggio esplora, analiticamente e minuziosamente, la relazione dei grandi cantautori italiani degli anni Settanta – De André, De Gregori, Gaber – con gli altrettanto grandi cantautori inglesi e francesi, attraverso la traduzione delle canzoni di questi ultimi da parte dei loro estimatori italiani. Tale rapporto viene articolato attraverso tre macro-capitoli, ognuno rivolto al cantautore straniero oggetto di ammirazione: Bob Dylan, Leonard Cohen e gli Chansonniers d’oltralpe, con un accenno finale alle influenze del movimento Beat in Italia.

«Tradurre è il vero modo di leggere un testo»

Si può intanto affermare che La fedeltà disattesa sia una decisa confutazione verso chi ritiene che tradurre sia semplicemente un modo per mettere qualcosa dentro al proprio bagaglio produttivo, senza grandi sforzi: dopotutto, la vera fatica è toccata a chi ha dovuto inventare e arrangiare una canzone che prima non esisteva. Questo non è sempre vero. Certo, ci sono casi in cui può esser stato così: come racconta Silvia Argento nel saggio, di fronte a grandi successi discografici e radiofonici stranieri ci si è spesso arraffati per produrne una copia italiana, dal successo garantito.

Tuttavia, quando si parla di cantautorato, la questione cambia e la traduzione diventa un modo tutto particolare di porre sotto la lente di ingrandimento le parole di un Dylan o di un Cohen: non proprio gente dalla penna scontata e prevedibile. Lo stesso Italo Calvino affermava, nel 1982, che: «Tradurre è un’arte: il passaggio di un testo letterario, qualsiasi sia il suo valore, in un’altra lingua richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo». E ancora: «Tradurre è il vero modo di leggere un testo […] per un autore il riflettere sulla traduzione di un proprio testo, il discutere col traduttore, è il vero modo di leggere se stesso, di capire bene cosa ha scritto e perché».

Questa è la prospettiva seguita da Silvia Argento nella Fedeltà disattesa. La traduzione è, dunque, una vera e propria relazione nata tra le righe di un testo (di una canzone, in questo caso). Lingue, epoche e pensieri diversi entrano in contatto e possono unirsi, ma possono anche collidere; le traduzioni possono essere fedeli, ma anche infedeli.

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Un esempio: Desolation Row di Bob Dylan

Della differenza tra traduzioni fedeli e infedeli parla Benedetto Croce nella sua Estetica, citata all’interno del saggio di Silvia Argento, tra quelle che lui riteneva «Brutte fedeli» e «Belle infedeli». Fabrizio De André, ad esempio, prediligeva le seconde. «Io ho un metodo particolare nel tradurre, vale a dire non me ne fotto un granché della traduzione letterale: preferisco entrare nello spirito della canzone […]. E io di fronte a quello che modestamente posso ritenere bello sono disposto ai più feroci tradimenti, alla più iniqua infedeltà». Da qui le sue traduzioni di Dylan o di chansonniers come George Brassens, due figure cantautoriali che hanno ispirato e condizionato notevolmente la sua scrittura.

La Via della povertà faberiana (traduzione della Desolation Row di Bob Dylan), ad esempio, può sembrar simile all’originale a livello sonoro, ma la traduzione del testo è completamente differente: De André vi inserisce la sua poetica, fatta di vinti e di “ultimi”. Di tutt’altra pasta è, invece, la versione di un Francesco De Gregori, che spesso si è visto affibbiare la fama del “Dylan italiano”. La sua versione di Via della povertà, al contrario, ha un arrangiamento elettrico, che trasporta l’ascoltatore con un ritmo diverso, più trainante musicalmente (rifacendosi alla primissima versione che Dylan fece della sua Desolation Row). Tuttavia, la traduzione è estremamente letterale, dalla fedeltà quasi meticolosa e ligia di un noto estimatore di Dylan.

Un percorso tra i mondi percettivi dei cantautori

La fedeltà disattesa. Cantautori, chansonniers e beat fra tradimenti e traduzioni (acquista) è un bellissimo viaggio che porta il lettore a curiosare tra il diverso sentire dei cantautori stranieri e italiani, che hanno dentro di loro un po’ di poesia, un po’ di politica e un po’ di mondo. Il saggio mostra, infatti, con l’ausilio dei testi musicali, la relazione dei grandi cantautori italiani degli anni Settanta con quelli che erano i loro miti della generazione precedente, le loro fonti di ispirazione: come Dylan per De Gregori e Brassens per De André.

Confrontare il rapporto tra il testo originale e la traduzione italiana di un’opera cantautoriale significa dopotutto assistere al dialogo tra due versioni interpretative della stessa cosa, con il privilegio di vedere uno spaccato di vita nuovo attraverso gli occhi dei diversi cantautori. Soprattutto, è interessante vedere come i traduttori si sono approcciati ai testi originali e in nome quale poetica o sentimento hanno deciso poi di inserirvi delle variazioni.

Anche quando la traduzione è delle più fedeli, però, vi si può leggere al suo interno la stima del traduttore verso l’autore originale e il tema affrontato. Ma non solo: rispetto ai testi letterali, nelle canzoni si aggiunge il livello del suono, fatto di voce, melodia, strumenti e arrangiamenti. Gli strati del dialogo si ampliano e la traduzione diviene un omaggio all’autore originale del testo e ai lettori/ascoltatori, fortunati testimoni di questo meraviglioso scambio tra artisti.

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Margherita Coletta

Classe 1998. Laureata in Letteratura Musica e Spettacolo, con una tesi in critica letteraria. Attualmente studia Editoria e Giornalismo a Roma. Le piace girovagare e fare incontri lungo la via. Appassionata cacciatrice di storie, raccontagliene una e sarà felice.

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