Dopo La luce che pioveva, Giuliana Zeppegno torna alla scrittura per trasformare le parole in riflessione e immortalità. Nel suo romanzo d’esordio scriveva:
Ho voluto scrivere le cose che mi hai detto. Le storie, le fantasie, le immagini che la tua memoria ha scelto perché continuassero a esistere, nel suo lungo, oscuro lavorio.
Ancora una volta, mantiene viva la sua intenzione come se fosse il compito primario della letteratura e prende spunto da una parte di vita per raccontare qualcosa di più grande. Procediamo con ordine.
Il “movimento degli indignados”
Se è l’indignazione che muove il cambiamento nel mondo, la scomparsa dell’indignata Teresa agita il gruppo di amici che tiene a lei come se fosse la componente di una famiglia allargata. Siamo a Madrid – in particolare nel combattivo quartiere di Lavapiés –, tra il 2011 e il 2012, quando le proteste esplodono nelle piazze. In Italia è noto come “movimento degli indignados”, mentre in Spagna è conosciuto come “movimiento 15M” (il 15 maggio 2011 fu il giorno della manifestazione che sfociò nell’occupazione della Puerta del Sol a Madrid, seguita da un’ondata di proteste). Mentre la città è invasa dalle manifestazioni, Teresa scompare. L’indignata (TerraRossa Edizioni, 2024) è un romanzo corale in cui Andrés, Giulia e David raccontano – attraverso dialoghi, ricerche, ricordi e pensieri – il corso delle ricerche.
Il ritratto di una donna indignata
Capelli da gitana, da bailaora flamenca, da furia. Selvaggi sulle spalle forti, crespi e selvaggi e un po’ rigati d’argento, a ciuffi poderosi sopra i seni a punta, giù fino alla vita, a carezzare il bancone.
La prima volta che l’avevi vista non eri riuscita a darle un’età.
Vive in un alloggio occupato, è originaria del Cile, gestisce il Babel, fa parte della CNT. Non sono le (poche) cose che sanno di lei i suoi amici, ma appare sin da subito chiaro un pensiero amaro: non conosciamo mai davvero chi ci sta accanto. E quanto possiamo dire di conoscere noi stessi?
Era questo a farmela sentire vicina ma anche, a tratti, lontana come il personaggio di un libro.
Allo stesso modo, l’autrice solleva il delicato tema dei legami di sangue, una morsa senza uscita per chi ha costruito legami nuovi nella propria esistenza. E poi le relazioni sospese, la dipendenza emotiva, lo stalking, il diritto all’aborto, la violenza… il valore del romanzo sta nella forza che trasmette attraverso la denuncia. Non solo a livello sociale ma anche lavorativo: le condizioni di lavoro prive di tutele, il senso di sfiducia nei sindacati, l’abuso di potere delle forza di giustizia per reprimere le proteste. Sono tutte basi e rabbie che guidano la rivoluzione. E come, in tutto questo spazio ribelle, si può trovare se stessi?
Quando Teresa sparisce, tutti pensano a un suo possibile ritorno in Cile, a un allontanamento volontario o cose ben peggiori… Man mano che si addentrano in ciò che le ricerche rivelano e ciò che sanno dell’esistenza di Teresa, si giunge ai suoi quaderni: la rivelazione di un lato fragile e intimo che non sempre siamo disposti a mostrare.
Aveva pensato che forse, a forza di correre dietro alla libertà, Tere era rimasta imprigionata dentro sé stessa, e che se anche avesse voluto uscire dal personaggio che ormai rappresentava per tutti quanti non avrebbe più potuto farlo.
Da dove inizia il cambiamento
Ognuno dei personaggi incarna la denuncia nei confronti della politica, dell’economia, nei confronti di un sistema che non ha mai seguito l’evoluzione della società, neanche quando si parla di istruzione e cultura, di integrazione, sanità e progresso. L’autrice Zeppegno porta avanti la scrittura in seconda persona, come nel primo romanzo, ma solo nei capitolo in cui la voce narrante è Giulia. La coralità di voci serve a rivelare lati intimi e personali della lotta, il cambiamento, in questo modo la denuncia acquista sempre più sfaccettature che in una narrazione in prima o in terza persona non avrebbero la stessa forza. Come quella di Giulia, expat che non ha ancora trovato un equilibrio tra la voglia di appartenere alla società e il dovere di cambiarla, misto al senso di colpa per il mancato desiderio di tornare a casa. Sensazione a volte dolce, a volte tortuosa.
Difficile definirlo un romanzo giallo o poliziesco proprio per la densità delle proteste che racchiude. È un manifesto di libertà. L’indignata (acquista) di Giuliana Zeppegno è un romanzo dedicato a chi come Teresa, indomita e sovversiva, sa rinascere senza mai accontentarsi, e procede attraverso la vita senza perdere di vista l’importanza della libertà personale e collettiva, oltre alla responsabilità che ognuno di noi ha all’interno della società. Consigliato a chi fa a pugni con i propri demoni senza spegnere mai la furia dell’attivismo.
[…] il mio attivismo è inseparabile dal mio malessere, dalle mie angosce.
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