Paolo Di Paolo, con Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola tratta un tema che sembra non particolarmente spinoso, quando invece lo è molto. In questi giorni si sta discutendo di importanti cambiamenti nel mondo della scuola, a partire dal latino re-introdotto nella scuola secondaria di primo grado, e continuamente sentiamo parlare di come la scuola sia ancorata a certe tradizioni, per non dire obsoleta. Senza dubbio è importante che l’ambiente scolastico sappia far fronte all’evoluzione tecnologica (e non solo) che sta accompagnando il nostro tempo, senza tuttavia dimenticare che alcune tradizioni e abitudini sono invece sane, perché costituiscono un patrimonio culturale inestimabile al quale nessuno dovrebbe sottrarsi.
«Rimembri ancora»: il bagaglio della poesia
Conoscere le poesie di alcuni grandi della letteratura è senza dubbio tra queste. Paolo Di Paolo con Rimembri ancora ci invita a riscoprire non solo quelle che abbiamo studiato a scuola, ma in generale la poesia come esperienza attiva, fuori dalle mura della scuola e dalla polvere della vecchia libreria.
Il libro si apre subito con la definizione di bagaglio, ovvero con la consapevolezza da parte dell’autore che tutto ciò che impariamo, comprese le poesie che siamo stati “costretti” a imparare a memoria, alla fine ci torna come arricchimento personale irrinunciabile. In ciò la trattazione di Di Paolo è profondamente originale, in quanto da sempre la memorizzazione delle poesie è associata a una qualche forma di esercizio che porta utilità, mentre Di Paolo punta non solo sull’idea di bagaglio, ma anche sulla sua esperienza personale come esempio dell’utilità “umana” di queste poesie.
In un’epoca in cui ci si chiede spesso: “Sì, ma a cosa serve la letteratura?“, perché la società ci vuole performanti e utili al lavoro, Di Paolo risponde fin da subito a questa domanda e senza alcuna presunzione, ma con prove ed elementi essenziali ed esperienziali.
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Un percorso diacronico e sincronico
Il pregio più grande di questo saggio, che unisce una blanda analisi più “scolastica” al vero approccio più umano, è sicuramente la possibilità di riscoprire poesie classiche con un punto di vista diverso, sia quello dei contemporanei sia proprio quello di Di Paolo che porta la sua esperienza in prima persona. Fin dall’iniziale antipatia per Ugo Foscolo, per poi approdare al valore del carme Dei Sepolcri riscoperto alla luce della sua innegabile attualità.
Da un punto di vista temporale, le letture citate coprono una vasta gamma di autori e di periodi, riprendendo autori più conosciuti, come Alessandro Manzoni fino al più trascurato (scolasticamente) Guido Gozzano. Il tutto con un linguaggio accessibile, mai pomposo e volutamente onesto. I destinatari della lettura in questo modo non devono avere un bagaglio antecedente o dei prerequisiti per comprendere ciò che viene trattato: anzi, forse leggere Paolo Di Paolo è ancora più interessante per chi è nuovo al mondo della poesia.
Non ci si rivolge solamente agli appassionati della materia, ma soprattutto a chi ha quei ricordi scolastici quasi traumatici di quando ha dovuto “inutilmente” imparare versi a memoria.
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Non è, tuttavia, tutto oro quel che luccica: è verissimo che la poesia spesso viene insegnata in modo inutilmente tedioso, soprattutto perché sembra che gli autori siano solo nomi buttati su un libro a caso, senza che trasportarli nel nostro attuale. Invece, spiega Di Paolo, il modo migliore per approcciarsi alla poesia e non renderla un esercizio sterile è quello di usarla per spiegarci come vivere.
Sembra un’affermazione fin troppo filosofica, eppure Rimembri ancora (acquista) ci mostra quanto possiamo imparare della nostra attualità leggendo questi testi e anche quanto possiamo imparare della nostra persona. Così il male di vivere di Montale non rappresenta la possibile domanda che un commissario all’esame di maturità ci farebbe all’orale, ma il simbolo del nostro disagio interiore. Sia nelle letture di classici che di contemporanei possiamo re-interpretare noi stessi e il mondo nell’ottica di un percorso sempre in evoluzione.
E saperle a memoria, perché? Possiamo leggerle ovunque. Per costruire quel bagaglio, quell’aspetto di noi stessi che rimane a consolarci, a insegnarci e a farci compagnia quando come vivere non ci sembra più molto chiaro.
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