Wicked – Vita e opere della Perfida Strega dell’Ovest di Gregory Maguire è un romanzo pubblicato nel 1995, primo tra quelli ispirati al Mago di Oz di L. Frank Baum, che però reinterpreta tale libro in chiave politica. Nella fattispecie, Maguire ha ripreso soprattutto il personaggio della Malvagia Strega dell’Ovest, regalando un prequel incentrato sulla villain in cui le conferisce nuovi aspetti profondi e significativi. Il libro esplora, infatti, non solo la dicotomia fra bene e male attraverso una prospettiva nuova, ma anche la psicologia dei personaggi immersi in un conflitto politico e di resistenza.
Al centro della narrazione c’è Elphaba, una ragazza nata con la pelle verde e per questo vittima di discriminazione fin dalla nascita, che iniziati gli studi tenta di ribellarsi contro un sistema corrotto. L’opera ha ispirato il celebre musical Wicked, scritto da Stephen Schwartz e Winnie Holzman, che ha debuttato a Broadway nel 2003 e trasposto cinematograficamente l’anno scorso con grande successo. Tuttavia, il musical semplifica di molto la trama, rendendola a tratti più accattivante e proponendo un finale meno triste, ma comunque facendo rimanere al centro il viaggio di Elphaba e la sua evoluzione come personaggio complesso e idealista, contrapposta invece a Galinda (o Glinda), apparentemente più superficiale e snob ma che poi subirà un’evoluzione.
A livello di scrittura, questa favola fantastica risulta molto confusa e non scorrevolissima: uno di quei casi in cui il musical è preferibile al libro. Il suo significato, però, ha una profonda modernità: di questi tempi in cui pensiamo che sia rivoluzionario trattare di femminismo o di questioni politiche e di genere, Wicked ribalta la concezione del cattivo, costruendo una protagonista forte e ben caratterizzata, dal colore della pelle “diverso” e che vuole difendere una minoranza, simboleggiata in questo caso dagli Animali.
-Conoscete il significato della parola “pedine”?, strillò a quel punto il Mago.
-E voi conoscete il significato della parola “resistenza?”, ribatté Elphaba.
«Wicked»: la lotta contro l’oppressione
Uno dei temi più potenti di Wicked, che lo rende politicamente impegnato ma anche innovativo, è la lotta contro l’oppressione, manifestata a 360 gradi: in ambito scolastico, politico e nel piccolo universo delle amicizie. Questa ribellione della Strega protagonista si concretizza sia all’università di Shiz, dove Elphaba sfida apertamente le autorità, sia nella difesa dei diritti degli Animali.
La resistenza politica e sociale riguarda infatti innanzitutto la difesa di coloro che non hanno voce, anche in senso letterale: il fantasy in questo libro (che forse a lungo andare risulta un po’ pesante per tutte le sue insistenti ambientazioni immaginifiche) ha infatti una funzione simbolica ben precisa. I personaggi degli Animali (con la A maiuscola) sono creature originariamente parlanti, che però il perfido Mago Oz insieme ai suoi seguaci sta cercando di sottomettere togliendo loro proprio la capacità anche di parlare per renderli le bestie che noi conosciamo.
Non bisogna essere nemmeno particolarmente intuitivi per comprendere come questa loro condizione sia in realtà una metafora inquietante delle discriminazioni dell’attualità; pur non essendo un romanzo uscito quest’anno, Wicked ricalca tantissimo per esempio i genocidi di cui in questo periodo tristemente sentiamo parlare. Elphaba, considerata cattiva nel Mago di Oz, è in questo caso invece una delle poche a riconoscere l’ingiustizia di questa situazione, fin dall’università – che diventa, come per i migliori intellettuali della nostra epoca, un luogo di crescita ma anche di formazione soprattutto per le menti ribelli.
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Assistere alla sofferenza del dottor Dillamond, un Caprone parlante che le fa da professore, sveglia l’animo di Elphaba che, a differenza dei suoi compagni, non vuole rimanere in silenzio di fronte a qualcosa che reputa sbagliato, diventando simbolo della lotta per i diritti degli oppressi. Dillamond è la figura di professore tipica di una letteratura ma anche di un cinema che noi conosciamo bene: è il professore che vediamo per esempio nell’Attimo fuggente, quello che non si lascia abbindolare dalle autorità e infonde nei suoi studenti uno spirito critico, è quella guida che li illumina, fino a fare cambiare nome a Gallinda in Glinda.
La scuola in «Wicked»: lo status quo e l’outsider
La figura della scuola in tal senso risulta profondamente potente: l’università diventa motivo di crescita solo per alcuni, mentre altri sono omologati o vittime dello status quo. Gli studenti più privilegiati, come Glinda, che all’inizio è la classica “cheerleader” della scuola, più popolare e amata, sono avvantaggiati, mentre la diversità è condannata. Il romanzo gioca molto sulla contrapposizione fra queste due figure femminili, la più popolare e “la sfigata” che appartiene molto all’immaginario collettivo attuale, così come quella del college come luogo di queste dinamiche (pensiamo a Hogwarts in Harry Potter o alla più recente serie Mercoledì; lo stesso High School Musical ha un forte debito nei confronti del musical Wicked per l’idea che ha avuto di “status quo”).
Come in un teen drama, ma non solo, sono due le realtà a confronto che finiranno per riconciliarsi e diventare amiche. Prima di questo, però, Elphaba è un’outsider in tutto e per tutto, sia per il colore della pelle, quindi per la diversità, sia per la sua incapacità di conformarsi alle regole. Il suo ruolo a scuola ricorda un po’ il racconto che Caparezza fa di sé stesso nella canzone Una chiave, che recita: «E ti fai solitario quando tutti fanno branco».
Chi si dichiara perfido solitamente non è peggio degli altri. è da coloro che si dichiarano buoni […] o quantomeno migliori di noi, che dobbiamo stare in guardia.
Come molti outsider, Elphaba non vuole inizialmente essere esclusa, ma solo fare la differenza. Sono diversi i passi del libro in cui durante delle lezioni all’università entra in polemica con i professori e con le autorità, e per questo viene, suo malgrado, etichettata negativamente. Nel musical, vediamo ad esempio nella canzone The Wizard and I il suo desiderio di collaborare con il Mago e cambiare le cose, mentre nella celeberrima Defying Gravity, così come nel libro, prende coscienza invece che la sua diversità è la sua vera forza ed è destinata a rimanere da sola a combattere il Mago, simbolo di un sistema oppressivo da cambiare e non di qualcuno con cui collaborare.
La psicologia del villain: la figura della Strega
Prima del 1995, nessuno di noi aveva dubbi sul fatto che la Strega dell’Ovest fosse cattiva, una cattiva e basta: del resto, è una narrazione a cui siamo molto abituati, quella del cattivo contro il buono, antagonista contro protagonista. Negli ultimi anni, in realtà, fioccano i prequel sui villain, ma spesso risultano un po’ maldestri. Rovinano la psicologia del personaggio trovandosi in posizione nettamente incoerente rispetto alla storia originale; in altri casi, lo “santificano” totalmente, giustificandone ogni azione in maniera eccessiva, con il risultato di togliere carisma e di appiattire personaggi magari in origine affascinanti. Pensiamo al film Maleficent, mentre il più recente Mufasa, rimanendo in ambito Disney, forse cade meno in questa trappola.
Il pregio principale di Wicked è quello di aver invece costruito un cattivo lasciandolo tale, senza giustificazioni incoerenti, ma tratteggiando Elphaba con sfumature così ricche da farle prendere vita e non farci storcere il naso rispetto al libro originale. Mentre in passato poteva essere considerata solo come la Strega, nel vero senso della parola, a cui si contrappone Dorothy, grazie a Maguire per il lettore è facilmente chiara la sua psicologia, così come sono chiare le ragioni del suo conflitto con gli altri.
La dittatura e la propaganda che le viene scagliata addosso, del resto, si presta a essere metafora di diverse rivalità politiche nella storia: in fondo, da sempre i regimi totalitari ricorrono a mezzi come la diffamazione e la persecuzione per sconfiggere elementi scomodi. Così accade a Elphaba, che deve subire una vera e propria umiliazione pubblica. Nessuno conosce la verità se non pochi, come per esempio Glinda, che pure è costretta a fare buon viso a cattivo gioco e fingere di non essere mai stata sua amica.
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Un groviglio di solitudini
Vittima di pregiudizi a causa del suo colore della pelle, Elphaba non riceve amore, ma tutto questo non serve a giustificare le sue azioni, bensì a mettere in evidenza come, malgrado la solitudine che deve accettare come condizione quasi perenne, la sua diversità sia diventata un valore e una forza. Grazie alla sua difficile condizione, Elphaba diventa libera di volare, sia fisicamente che in senso figurato, indipendente nella vita e nel pensiero, foriera di giustizia e resistenza. Nonostante, quindi, alcuni difetti del libro – che obiettivamente ha, essendo molto prolisso e con diverse descrizioni anche un po’ noiose –, Wicked (acquista) rimane una storia eterna, imperdibile per chiunque volesse rivalutare il modo che abbiamo di giudicare non solo gli altri, ma anche l’ambiente scolastico e il sistema in cui viviamo.
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