Nella serata di ieri 13 giugno, è venuto a mancare nella sua residenza di Santa Fe, in New Mexico, Cormac McCarthy, autore di Non è un paese per vecchi e La strada. Definito da Harold Bloom uno degli ultimi grandi narratori americani, McCarthy si è spento all’età di 89 anni, lasciandoci in eredità due dei suoi libri più enigmatici, che forse costituiscono la degna conclusione per la vita di uno scrittore che, nel rappresentare il nichilismo e la violenza dei suoi personaggi e delle sue storie, ha da sempre cercato un senso metafisico della vita e del male che ha narrato: Il passeggero e Stella Maris, quest’ultimo in libreria a settembre per Einaudi.
Chi era Cormac McCarthy?
Charles Joseph McCarthy Jr., conosciuto ai più come Cormac McCarthy, nasce a Providence, nel Rhode Island, nel 1933. Terzo di sei figli, si trasferisce presto a Knoxville, in Tennessee, un luogo fondamentale per la crescita di McCarthy, che farà da sfondo sia a Suttree che all’ultimo Il passeggero. Dopo gli studi universitari, un periodo nell’esercito, la nascita del primo figlio Cullen e il primo matrimonio fallito con Lee Holleman, McCarthy pubblica il suo primo lavoro nel 1965: Il guardiano del frutteto.
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In seguito al conseguimento di borse di studio come quelle della Rockfeller Foundation e la MacArthur Fellowship, l’autore ha l’occasione di viaggiare soprattutto in Europa, oltre anche a viaggi nell’America sud-occidentale, in particolare in Texas, dove poi si stabilirà. Questo è il periodo di lavori come Il buio fuori, Suttree, ma soprattutto Meridiano di sangue, quest’ultimo accostato da Harold Bloom a grandi capolavori della letteratura statunitense come Moby Dick di Herman Melville.
I grandi successi di uno scrittore schivo e riservato
I primi successi arrivano con Cavalli selvaggi, vincitore del National Book Award nel 1992 e parte della Trilogia della frontiera assieme a Oltre il confine e CIttà della pianura. Sebbene McCarthy sia sempre stato un autore schivo e propenso a stare lontano dai salotti letterari e dalla mondanità (l’unica intervista televisiva rilasciata è stata da Oprah Winfrey nel 2007), l’autore ha sempre ottenuto grande attenzione da parte dei critici, dei colleghi scrittori, dei lettori, ma anche da parte del mondo del cinema, che ha portato sul grande schermo Non è un paese per vecchi (2005), ma anche La strada (2006), vincitore quest’ultimo del Premio Pulitzer nel 2007.
Cormac McCarthy ha vissuto l’ultima parte della sua vita a Santa Fe, in New Mexico, luogo di frontiera per eccellenza, dedicandosi agli studi dei sistemi adattivi complessi al Santa Fe Institute. Da questi studi, che uniscono scienza, matematica, letteratura e filosofia, sono nati i suoi ultimi due libri, forse il vero e unico lascito testamentario dell’autore di Providence: Il passeggero e Stella Maris.
Dal «Guardiano del frutteto» a «Stella Maris»: un’America oscura e lacerata
Da Il guardiano del frutteto a Stella Maris, Cormac McCarthy ha scritto dei libri memorabili mettendo tutto se stesso al loro interno: dalla vita ritirata a Knoxville prima, a El Paso e a Santa Fe poi, alla violenza di un’America lacerata, faulkneriana e raccontata con toni biblici e sempre più oscuri e rarefatti, fino alle crescenti preoccupazioni metafisiche, sebbene l’autore si sia sempre dichiarato ateo. L’America di McCarthy è quella degli ultimi, dei reietti, nichilista, quella della frontiera, ma anche quella post-apocalittica non tanto diversa da quella di oggi, sempre alla ricerca di punti di riferimento.
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Da Lester Ballard di Figlio di Dio, passando per il Giudice Holden di Meridiano di sangue, lo sceriffo Ed Tom Bell di Non è un paese per vecchi fino al padre di La strada e i fratelli Bobby e Alicia Western di Il passeggero e Stella Maris, Cormac McCarthy ha saputo raccontare un mondo profondamente disperato, lacerato, coinvolto in pieno nella violenza, abbandonato a se stesso e senza nessuna fiducia nell’esistenza di Dio.
Le crescenti preoccupazioni metafisiche
Nei suoi ultimi libri, ovvero La strada, Il passeggero e Stella Maris, McCarthy opera, però, un cambiamento: dall’affermazione «Non esiste nessun Dio e noi siamo i suoi profeti» alla disperata ricerca di un’idea di metafisica, di un’idea di aldilà che possa permettere la sopravvivenza di tutto ciò che si è creato in vita. Non è un caso che l’ultimo personaggio creato da McCarthy sia Bobby Western, un sommozzatore, colui a cui spetta il compito di scandagliare le profondità degli abissi, soprattutto di quello che apparentemente è un vuoto metafisico, ma che in realtà nasconde un mondo altro dove la vita è possibile anche dopo la morte.
Quest’ultima preoccupazione viene affrontata nel suo primo e ultimo lavoro di non-fiction, The Kekulé Problem del 2017, dove McCarthy ragiona sul rapporto fra inconscio e linguaggio, lasciando intendere come alla complessità del mondo e della sua metafisica non possono rispondere soltanto le scienze esatte come la matematica e la scienza, ma anche la lingua, la filosofia e la letteratura, che cooperando possono creare quel Dio, ovvero quel riferimento di valori e quel senso metafisico della vita di cui McCarthy ha sempre ritenuto impossibile l’esistenza.
Che cosa lascia Cormac McCarthy?
Dopo la morte di Philip Roth nel 2018, con Cormac McCarthy se ne va un altro grande caposaldo della letteratura statunitense se non addirittura mondiale. Quella che lascia ai lettori è sicuramente un’opera omnia di tutto rispetto, che già Harold Bloom ha accostato per importanza ai ventisette autori del suo Canone Occidentale come William Shakespeare, Dante Alighieri e Miguel de Cervantes. Un’opera di grande pathos, dai toni biblici, oscuri, enigmatici, che sa ancora parlare al nostro presente e che saprà parlare anche al futuro.
Agli scrittori, americani, però, in particolare a scrittori come Jonathan Franzen, Jennifer Egan, Michael Chabon, Colson Whitehead e tanti altri, lo scrittore della «darker America» lascia un grande vuoto da colmare, e soprattutto una grande sfida: quella di diventare i nuovi capisaldi della letteratura americana, di far nascere una nuova generazione di scrittori americani forti e capaci di creare un nuovo Grande Romanzo Americano.
Bisogna credere che nel mondo c’è del buono. Direi che bisogna credere che se nella vita ti rimbocchi le maniche poi ti arriva. Uno può sbagliarsi, ma se non ci crede, allora una vita non ce l’avrà. Magari la chiamerà pure vita. Ma non sarà una vita.
Cormac McCarthy, Il passeggero
Fonte immagine di copertina: By From dust jacket: “Photograph of Cormac McCarthy by David Styles” – Scan sourced from EveningStarBooks.net (direct link to jpg). Cropped and retouched by the uploader; see upload history below for unretouched original.This is a retouched picture, which means that it has been digitally altered from its original version. Modifications made by Blz 2049., Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=98835624
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