Mary McLane è «un’anticonformista in modo sorprendente» che non prega Dio ma attende l’arrivo del Diavolo. Se già di per sé questa descrizione rende il romanzo fenomenale, sappiate che è solo uno dei tanti dettagli che rendono stupefacente e scandaloso questo libro pubblicato in America oltre un secolo fa e, per la prima volta, in Italia da Ago Edizioni. Mary McLane è l’anti-eroina di cui la letteratura aveva bisogno. L’attesa del diavolo racconta tre mesi di pensieri di cui conosciamo subito l’autore:
Questo non è un diario. È un Ritratto. È la mia vita interiore messa a nudo. Mi sto sforzando al massimo per mostrare tutto – per rivelare ogni piccola vanità e debolezza, ogni faccia dei miei sentimenti, ogni desiderio.
«L’attesa del diavolo», dal best seller alla censura
Comprendere sé stessi non è un atto di coraggio. Addentrarsi tra le grigie ombre nascoste degli abissi è un’impresa da folli. Non è per scelta che io lo faccio.
Non è un romanzo, non è un saggio. Ma è nella forma del diario che consapevolmente l’autrice riesce a lasciar spazio alla sincerità. Si presenta senza filtri o remore, egoista e sfacciata. Si definisce un genio, non ha paura di svelare i suoi desideri di libertà, individualità e di emancipazione sessuale, soprattutto non nasconde di provare desiderio nei confronti di una donna. Odia il matrimonio, odia la sua famiglia, sfida i confini dei ruoli di genere e delle aspettative sociali. Rinnega Dio, non sa che farsene, e invoca il Diavolo dichiarando il suo amore per lui, l’unico in grado di donarle la Felicità. È il 1901.
Scrive dal “nulla” del Montana, in America, un deserto di noia e tempi morti che si sofferma a descrivere per ricordare al lettore il luogo da cui sta parlando. Desidera fuggire da quella aridità, certo, ma è la terra che l’ha resa Mary MacLane.
Ho la personalità, la natura, di un Napoleone, seppur in un corpo femminile. Pertanto non conquisto; e neppure combatto. Riesco solo a esistere. […]
Se fossi nata uomo a quest’ora avrei già lasciato un’impronta profonda di me sul mondo – su una sua parte. Ma sono una donna, e Dio, o il Diavolo, il Destino, o chiunque sia stato mi ha strappato via lo spesso strato eterno della pelle e mi ha gettato nel bel mezzo della vita – mi ha ridotta a una cosa sola, dannata, piena del rosso, rosso sangue dell’ambizione e del desiderio.
L’autrice ha diciannove anni quando scrive questo libro, I Await the Devil’s Coming, che verrà poi pubblicato come The Story of Mary MacLane e in pochissimo tempo diventa un best seller, vende più di 100.000 copie. Pochi anni dopo, tuttavia, il romanzo viene censurato e ritirato dal mercato. Quei toni che l’avevano elevata come una delle più grandi scrittrici della letteratura americana («Hemingway e Stein si ispirano al suo innovativo stile» spiega la traduttrice Sofia Artuso nella postfazione “Ritratto di un’antieroina”) risultano essere adesso motivo di vergogna. Mary McLane cade nell’oblio.
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Ago Edizioni, neonata casa editrice indipendente che si occupa di ridare vita a testi poco conosciuti di narrativa straniera del Novecento, riporta in vita un’outsider di cui sì, avevamo bisogno per riassaporare il gusto agrodolce della libertà mista a solitudine, attraverso una donna che non ha paura di contraddire la società e le sue convenzioni. Mary McLane, a proposito di genere, non fa di questo romanzo un testo femminista, non se pensiamo ai canoni del tempo, ma ecco che anticipa ciò che autrici come Sylvia Plath hanno cercato di fare: rompere l’immaginario di una donna-bambola felice e incasellabile.
L’autrice è riuscita ad abbattere il muro tra la letteratura e la vita personale: non serve più costruire personaggi che s’incastrano nelle emozioni di chi scrive, non serve immaginare personaggi. Saranno le parole, poi, a rendere un personaggio il lettore. Dunque il suo è un autoritratto perfettamente orchestrato che sfrutta la struttura di un diario solo perché più efficace per attrarre il lettore. E traccia il primo confine tra fiction e autofiction, prima che queste parole riempissero le presentazioni e gli eventi letterari di discorsi di retorica autoerotica su quale debba essere la struttura di un vero romanzo oggi.
A più di un secolo di distanza, L’attesa del diavolo (acquista) è un romanzo audace, dedicato a chi dalla vita vuole tutto, con sfrontatezza, e tutto non basta. Consigliato alle tante anti-eroine umane e fragili, che desiderano evadere dalla propria vita e ballare con il Diavolo.
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