Com’è andata a finire fra quei due?

«Due» di Enrico Brizzi

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Ebbene sì, Enrico Brizzi pubblica il seguito di Jack Frusciante è uscito dal gruppo e lo intitola Due (Harper Collins, 2024). È un romanzo di più di trecento pagine (il doppio del primo) che riporta i lettori indietro nel tempo a Bologna, nel «tardo giugno dell’anno domini uno nove nove due».

Ascoltate, gente, lasciatevi invadere dalla musica, ché la nostra canzone suona ancora per noi e per tutti.

Nel 1994 l’esordio travolgente di Enrico Brizzi, all’epoca appena ventenne, aveva segnato intere generazioni. Un caso editoriale che ha ispirato, nel 1996, l’omonimo film di Enza Negroni, con Stefano Accorsi e Violante Placido.

E ora, dopo un tempo che sembrava infinito e una serie di rifiuti – volontari e personali – l’autore si avventura in questo viaggio nel passato. Enrico Brizzi realizza un romanzo a due voci, anzi tre: quella del narratore – non così estraneo ai fatti –, l’immancabile archivio magnetico di Alex D. e le lettere della soave dagli Stati Uniti.

«Due», la trama

In Due ritroviamo tutto esattamente dove lo avevamo lasciato. Martino si è suicidato e la sua ultima lettera ad Alex avrà sempre un posto speciale nei suoi pensieri. Con Aidi, la soave, è amore, ma cosa ne sarà di loro adesso che lei dovrà studiare per un anno in Pennsylvania? E poi, la maturità è alle porte: Alex, perennemente a pugni con il presente, deve fare i conti con il futuro. In pieno stile Brizzi, capiamo da subito che il presente va avanti ma senza soluzione di continuità.

Alex è distrutto e svuotato dalla partenza di Aidi. La maturità incombe, ma lui non sembra farci caso, distrutto com’è dalla lontananza della ragazza di cui si è innamorato. Gli amici storici, già conosciuti nel primo libro, se ne accorgono e cercano di coinvolgerlo in un InterRail che, come è ovvio, cambierà la sua vita: nulla andrà come si aspettavano. Anche l’incontro parigino con Manu Chao, artista immediatamente coinvolto nella realizzazione di un feat con i giovani bolognesi, avrà dei risvolti inattesi.

Ma è Aidi a rivelarsi l’elemento più forte della coppia. Nonostante un primo periodo di difficoltà ad ambientarsi nel nuovo posto, riesce a trovare nella sua host family una vera famiglia, capace di darle saggi consigli e un nuovo punto di vista sulla vita. Non solo: incontra Nanami, un’altra exchange student come lei, che le ricorda che le difficoltà non devono rovinare i momenti importanti della vita. Bisogna portare a conclusione tutto ciò che iniziamo, anche quando sembra volerci più forza di quanta ne abbiamo.

In giapponese abbiamo una espressione per tutto questo: yūshū no bi. […] È la bellezza delle cose alla fine. Il capolavoro che chiude un viaggio in cui hai messo impegno.

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Malinconia, istinti e paranoie

Due è un romanzo inevitabilmente malinconico. Il “principe degli inkazzati” e la “splendente” ci dimostrano chiaramente che ogni viaggio porta con sé cambiamenti, effetti collaterali, decisioni contraddittorie e voglia di mettersi ancora in gioco. Ma il loro è un finale che ancora sfugge.

[…] o scrivi l’ultimo capitolo, oppure provi a viverlo.

In questo senso l’ipocrisia del mondo degli adulti, in particolare dei genitori di Alex, l’affetto della nonna, la presenza spettinata del professor Del Rio sono una fonte di crescita del personaggio principale. Attraverso loro Alex capisce che bisogna sempre stare in guardia dalla vita per non perdere di vista sé stessi e le persone a cui teniamo.

Non riuscirò mai più a guardarti senza pensare che, a conti fatti, siamo appartenuti ad altri più di quanto tu sia mai stato mio o io tua.
Non sei stato la mia prima volta, io non sono stata la tua. Non siamo mai stati insieme, non ci siamo mai davvero lasciati. L’unica dimensione che ci spettava in esclusiva era fuori dal libro. Esiste ancora quel posto, o siamo prigionieri di due trame scontate, tu perso nel tuo film lento e cerebrale da studente italiano, io nella replica di una sitcom mediocre sulla vita da high school?

Considerando l’evoluzione stilistica dell’autore, a distanza di trent’anni dal primo romanzo, possiamo dire che lo stile di Brizzi funziona – come sempre – e ritrova il suo caratteristico mood tra gergo giovanile, neologismi, perifrasi spericolate, meno citazionistico.

Dedicato a chi con la vita da adulti non c’ha ancora fatto pace. A chi conserva dentro di sé un briciolo di ribellione che è una miccia pronta a esplodere, in sottofondo i Clash. Perché alla fine non saremo mai le persone che speravamo di diventare, e nella tardo-adolescenza si devono prendere tante decisioni sbagliate prima di beccare quella giusta. È un percorso a ostacoli sui sampietrini: si rischia di inciampare numerose volte, l’importante è imparare a non tirarsi mai indietro e trovare un equilibrio tra istinti e paranoie. In questo senso il romanzo Due (acquista) è un regalo che l’autore fa a sé stesso e ai suoi amati lettori. Un dono – ormai insperato – per sapere com’era poi andata a finire, fra quei due.

Stringiamo i denti, ziofèster, stringiamoli sino a farli scricchiolare e vediamo di arrivare in fondo alla commedia.

Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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