Una bellissima estate carogna

«L'estate delle carogne» di Simon Johannin

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L’estate ha l’odore della birra e degli animali morti in giardino, ha la rabbia primitiva di chi vive senza legge e si mimetizza nell’identità provinciale di chi è senza Dio. Nel suo esordio L’estate delle carogne (Alter Ego, 2024), a metà tra La haine e The Body, Simon Johannin ci trascina con forza nella sua prosa cruda e lapidaria. La prima scena selvaggia lascia subito intendere che quella del protagonista non è un’estate spensierata come tante altre: tutto inizia con l’uccisione di un cane, lapidato con le pietre:

Ha cominciato a gridare come un dannato e noi lo abbiamo colpito con le pietre finché non ha smesso, del tutto. È durata parecchio, ma alla fine sembrava che non fosse rimasto niente oltre a peli, sangue e il rumore delle ossa bagnate fluttuante nell’aria umida del capanno.

Una scena violenta, radicale, molto visiva, che non tralascia nulla e coinvolge la vista, l’udito e perfino l’olfatto.

«L’estate delle carogne», sull’orlo del grande vuoto

A La Fourrière – «che è da nessuna parte» – ci si arrabbia per nulla, si gioca a uccidere i cani, si corre a guardare con gli amici l’unica TV del paese, s’impara a mettersi alla guida per riportare a casa i propri padri quando sono ubriachi. Non sembra esserci un’alternativa per i personaggi di questo libro: tutti i ragazzi diventeranno uguali ai loro genitori, senza più alcun interesse per la vita. E quando la narrazione in prima persona prende una piega ancora più oscura, l’infanzia lascia il posto all’adolescenza, alla scoperta dell’amore che tuttavia non impedisce di scivolare sempre più giù:

Seduto sull’orlo del grande vuoto ero triste nel constatare che la vita è imbattibile come lo è la morte, e che non possiamo farci nulla.

Con un linguaggio brutale, molto cinematografico, l’autore racconta quanto l’adolescenza possa essere violenta, quanto il dolore che bussa alla porta della vita può cambiarci irrimediabilmente le prospettive e regalare, di tanto in tanto, un cielo stellato. Non tutte le estati sono fatte per essere spensierate e la brevità di questo romanzo rispecchia l’assurda velocità con cui passano i mesi più indimenticabili della vita.

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Nella traduzione di Valentina Maini l’esordio di Johannin, classe 1993, ha un linguaggio istintivo, volutamente basso, che ben si adatta a quella carogna del narratore, che vive in un paese dimenticato della Francia e che potrebbe benissimo essere l’Italia, nella povertà intellettuale ed economica. 

Pubblicato in Francia nel 2017, L’estate delle carogne (acquista) è un lucido romanzo che gioca con le parole, con l’età, come una mosca fa sulla pelle sudaticcia di chi non sa spegnere i pensieri. È un romanzo vorace, asfissiante, volgare. Dedicato a chi si è scorticato più volte con la vita, e qualche cicatrice sulle pelle la porta ancora.

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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