Jacques Prévert ha l‘abilità di confinare attraverso poche parole selezionate una visione distinta della realtà storica e sociale. Inoltre, si tratta di un autore capace di donare al destinatario scene inequivocabili che si susseguono con un ritmo incessante, scandito da un linguaggio chiaro e pungente.
Si aggiunga, poi, la capacità unica di muovere sentimenti in ordine a una costante denuncia collettiva e a una forte polemica delineata da un atteggiamento ironico e dissacrante. Queste sono le virtù e i principali tratti distintivi di uno dei poeti – o per meglio dire delle personalità – più autorevoli e discusse del Novecento francese.
Il movimento trasfiguratore
Come sintetizza magistralmente il critico Gaëtan Picon nel Journal de surréalisme:
La trasfigurazione interviene non nell’immagine isolata di cui la realtà apparente non è alterata, ma nella sequenza delle immagini. La poesia è nell’andamento, nell’atto di passare da un’immagine ad un’altra, da un oggetto ad un altro oggetto. È il mondo ordinario ma agitato da un movimento trasfiguratore.
Una poesia per immagini, dunque. Una caratteristica che traduciamo dallo studio della sua intera opera: un lungo e assiduo lavoro riconosciuto e premiato in parte tardivamente. Un genio che manifesta il suo talento in varie forme artistiche: dalla poesia al teatro, dalla prosa al cinema.
Sebbene Prévert sia riconosciuto principalmente come poeta, i primi versi escono negli anni Trenta; infatti, la poesia rimane per i primi decenni una professione – potremmo affermare – secondaria. D’altronde, Paroles – la sua prima e più celebre raccolta – esce solo nel 1945, quando l’autore ha già quarantacinque anni.
Nonostante alcuni affermino che si trattasse di una «boccata d’aria fresca» nel panorama francese – saturo di versi patriottici e moraleggianti -, la raccolta non riuscì ad imporre immediatamente Prévert fra i grandi poeti contemporanei.
Dall’esperienza surrealista al cinema
In questo ambiente non sorprende che la sua prima importante fonte di sostentamento e di successo rimanga per lungo tempo la cinematografia. Grazie al fratello regista Pierre, Jacques si avvicina al modo della settima arte e diviene in quegli anni soggettista e sceneggiatore.
Leggi anche:
Io sono la pagina per la tua penna: la poeta della Rivoluzione Russa
È appurato come i film dei fratelli Prévert, nonostante lo scarso successo commerciale dell’epoca, contenessero l’essenza di Jacques: dialoghi brevi e spontanei – senza autocensure – racchiudevano tutto il suo spirito goliardico e sconvolgente.
Nel frattempo, influenzato dal movimento surrelista, collabora a diversi soggetti – anche di carattere sperimentale – contraddistinti sempre e comunque da una certa vena anarchica. D’altra parte, l’esperienza surrealista sarà presente in tutta la sua opera, nonostante – a differenza di altri autori – riesca ad ottenere una propria indipendenza artistica.
Il sodalizio con Marcel Carné
Soprattutto dagli anni Trenta in poi Prévert collabora con i più grandi registi del realismo poetico. Tuttavia, è solo con Marcel Carné che si afferma un autentico sodalizio che consegna alla storia del cinema alcuni dei più grandi capolavori. Si ricordino, ad esempio, Il porto delle nebbie, Alba tragica e l’intramontabile Gli amanti perduti.
Attraverso alcuni passaggi tratti direttamente da Io e il cinema di Marcel Carné si delinea in maniera originale e insolita la figura del grande poeta:
Mi venne allora l’idea, folle in apparenza, di ricorrere ad un autore del quale conoscevo solo un’opera, rappresentata qualche tempo prima dal gruppo Octobre alla casa dei sindacati nell’avenue Mathurin-Moreau. Era un’opera barocca e folle, dallo humor graffiante, vagamente surrealista, e in più antimilitarista. […] Si chiamava La Bataille de Fontenoy e il suo autore era Jacques Prévert.
Jacques Prévert oltre la poesia
Dai più ricondotto quasi unicamente ai suggestivi versi delle sue poesie d’amore, Jacques Prévert era in verità una figura non indifferente al panorama storico e sociale dei suoi anni. Nasce nel 1900 a Neuilly-sur-Seine da famiglia borghese. Da sempre appassionato di letteratura e spettacolo, al ritorno dal servizio militare si stabilisce al famoso 54 di Rue del Château a Montparnasse, che diventa presto il punto di ritrovo del movimento surrealista.
Sono anni ricchi di incontri che, insieme all’attività teatrale con il Groupe Octobre (Gruppo Ottobre), avranno un’influenza determinante nella sua vita e produzione artistica. D’altronde è lo stesso Carné a precisare come «il suo dialogo ad effetto, tenero e crudele insieme, esplodeva letteralmente dallo schermo».
La critica sociale in Jacques Prévert
Caratteristica inconfondibile dell’opera è certamente lo stile e il linguaggio utilizzato. Distante dai classicismi e dalle regole di quei tempi, Prévert si distingue grazie alla scelta di parole e immagini apparentemente semplici, caratterizzate da una lirica inusuale.
Un linguaggio popolare mai banale, contraddistinto da una grande varietà di figure retoriche. Alcuni si sono spinti a definire Prévert un funambolo della parola, ma comunque consapevole del proprio tempo:
Da quando era alla Colombe, sembrava meno in forma del solito. Con vivo stupore, dopo la Liberazione l’avevo visto frequentare tutto un giro di gente che aveva fatto parte della resistenza. Non avrei avuto nulla da dire se non mi fosso accorto che le conversazioni su quell’argomento si accaparravano gran parte del suo tempo, e avevano un’indubbia influenza sul suo lavoro.
Il successo della prima raccolta
Come anticipato, solo dopo la guerra i testi di Prévert vengono riuniti in un’unica raccolta dal titolo emblematico di Paroles (acquista), una silloge che comunque riscontra un buon successo e rappresenta la sintesi del proprio percorso artistico e di vita.
Leggi anche:
La poesia erotica di Federico García Lorca
I temi di derivazione surrealista come la passione e la critica sociale attraverso il sentimento sono centrali e predominanti. Spesso imbonito e idealizzato dalle generazioni odierne, l’amore di cui parla Prévert è un amore onnicomprensivo e totalizzante: l’amore sofferto, tradito e continuamente ricercato come unica fonte di salvezza umana. E ancora, in accezioni più violente e ironiche, l’amore come rimpianto, denuncia o addirittura come pianto storico di un’intera generazione.
Jacques Prevért e la borghesia
Tuttavia, una delle maggiori incongruenze che la critica muove all’autore è il suo atteggiamento nei confronti della borghesia. Prévert fin dalla giovinezza sviluppa una sensibilità anarchica e libertaria.
Dagli esordi comincia a inscenare una parodia sottile e tagliente della Prima Guerra Mondiale volta naturalmente a colpire in pieno la buona società parigina.
Però, negli anni Prévert sviluppa anche una serie di collaborazioni ben ricompensate – alcuni della quali hollywoodiane – lontane dalla sua sensibilità. Di fatto Prévert nasce e cresce comunque in una famiglia benestante. Nonostante periodi caratterizzati da enormi problemi economici, il padre riesce a donare ai figli diverse esperienze culturali. Pure è vero che grazie sempre al padre, ai suoi interessi politici e successivamente al suo lavoro presso l’Ufficio centrale dei poveri, Jacques Prévert conosce sin da bambino un altro mondo, diverso dal suo. Si avvicina ai quartieri più miseri di Parigi, coltivando da subito un legame con i reietti della società.
Critica e denuncia sociale, quindi, restano nel tempo temi molto cari all’autore. Tematiche centrali della sua attività che, però, spesso si formano anche presso le comode sedute dei café e dei bistrot oppure presso le Isole Baleari e dalla Costa Azzurra a Saint Paul de Vence. Un’ambiguità che, soprattutto in quegli anni, ha comunque destato parecchie polemiche sull’autenticità e sull’effettiva credibilità della sua persona.
L’eredità di Jacques Prévert
Tuttavia, rimane innegabile come tutta l’opera di Prévert sia stata fondante per la sua generazione e per quelle future. Un poeta che, nella sua concezione più alta, riesce a coniugare la profondità dei contenuti con immagini vivide. A proposito, sempre Carné scrive:
È sorprendente come l’enorme talento di Prévert sia stato riconosciuto solo molto tempo dopo. Finché durò la nostra collaborazione fu discusso, talvolta anche aspramente. È vero che la Francia è un paese di gente curiosa. Che odia e combatte incessantemente tutto ciò che si leva al di sopra del comune. Tanto accetta una specie di dorata mediocrità, magari estasiandosi su di essa, altrettanto il talento autentico, o addirittura il genio, provoca i suoi sarcasmi, se non la sua collera.
di Roberta Marini
Immagine in evidenza: Portrait de Jacques Prévert, jeune, poète (1900–1977). Date de création: 1915–1930. Numéro d’object: CARPH023400. Public Domain Dedication (CC0 1.0). Fonte: https://www.lookandlearn.com/history-images/YP0764547/Portrait-of-Jacques-Pr%C3%A9vert-young-poet