Diventare adulti all’hotel Samarcanda

«Qui e ora» di Pablo Casacuberta

5 minuti di lettura

Il qui-e-ora costituisce la dimensione spazio-temporale attraverso cui una persona impara a costruire il presente, che vuol dire liberarsi del passato e inseguire un futuro che si realizza passo dopo passo. «Qui e ora» deriva dalla locuzione latina «Hic et nunc», un motto che riprende il principio del «Carpe diem» di Orazio. Ma è una filosofia che non appartiene a Máximo Seigner, il protagonista del romanzo Qui e ora di Pablo Casacuberta (Polidoro Editore, 2023).

La trama

Pensare che «tutto fa schifo e nulla cambierà mai» è un pensiero fisso per un adolescente che ignora il modo in cui il presente può cambiare nell’arco di pochi minuti. In due giorni, poi, il futuro prende strade mai immaginate prime. Máximo ha diciassette anni, pochi ciuffetti di barba castana che gli conferiscono quell’aria di età quasi adulta in contrasto con i suoi capelli biondi da bambino innocente. Colleziona francobolli, è abbonato a “Conoscenza” e “Qui e ora” (riviste scientifiche e di cultura generale). Sfoglia i giornali alla ricerca di un lavoretto estivo, quando s’imbatte e in un trafiletto che sembra essere scritto apposta per lui:

Mentre scorrevo il volume con le dita imperturbate dai miei pensieri, contemplai come le pagine giravano una dopo l’altra fino a depositare davanti ai miei occhi l’immagine di due cammelli legati all’abbeveratoio di un caravanserraglio, sotto il cielo ampio e terso del deserto. In basso, una piccola didascalia sembrava messa lì solo per me: Samarcanda.

L’hotel «di livello internazionale» Samarcanda è alla ricerca di un fattorino, e Máximo è alla ricerca di un modo per scappare di casa. Ha un fratello di 9 anni, Ernesto, che considera il figlio preferito dalla madre; nella sua casa è sempre presente lo zio Marcos, figura che mal digerisce perché – nonostante sia sposato – fa la corte alla madre. Il padre li ha lasciati quando era molto piccolo e la sua è un’assenza che lo riporta spesso a vagare tra i ricordi del passato. Máximo desidera dimostrare di essere un adulto ma si sente un pesce fuor d’acqua in qualunque situazione, soprattutto di fronte a Camila.

«Camila» dissi quasi in un sussurro, come se avessi appena imparato il suo nome, e quando lo pronunciai mi sentii, per il primo istante della mia vita, un adulto.

Rimettere in discussione il proprio “Qui e ora”

In 200 pagine Pablo Casacuberta, attraverso una serie di incontri più o meno casuali che cambiano la vita del protagonista, analizza l’inesorabile passaggio dall’adolescenza all’età adulta, percorre «la distanza che separa “Conoscenza” e “Qui e ora”» ovvero le riviste a cui non sarà più abbonato al compimento del diciottesimo anno di età. Perché per Maximo sembra ridursi tutto a questo:

Cosa avrei letto in futuro? I miei quaderni di ritagli, letti e riletti come il diario di un naufrago? Mi resi conto che in quell’ultimo anno avevo letto le mie riviste con sempre maggiore furia, e mi chiesi se non fosse dovuto al fato che, in qualche angolo della mia mente, la lotta contro la vertigine dell’ultimo numero  mi spingeva a ingozzarmi prima di un lungo e incerto digiuno.

Ed è allora che, dalla gioia nell’essere vicino al compimento del diciottesimo compleanno, fa i conti con il terrore dell’essere in balìa di se stesso, con una realtà che è sempre diversa da come vorresti e con una famiglia piena di segreti. Sarà la comparsa dell’amore e della passione a rimettere in discussione il “Qui e ora” di Máximo.

Qui e ora di Pablo Casacuberta (acquista) è l’epilogo tragico di un ragazzo che si riscopre non del tutto pronto a diventare adulto, un tenero ritratto sulla solitudine dell’adolescenza, sulla voglia di essere presi sul serio. Un romanzo consigliato a chi ha saputo essere abbastanza sfrontato da capovolgere tutti i passati desideri, a chi ha imparato a riconoscere quando arriva il momento di cogliere l’attimo.

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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