È da un anno che riposa sotto terra quando, senza alcun preavviso, Hilda Bustamante, Devota del Sacro Cuore e defunta relativamente serena, apre gli occhi nel buio della sua bara. Rediviva, Hilda non si lascia prendere dal panico. In poco tempo, nonostante la sua età e la sua condizione che la incastra a metà tra la vita e la morte, Hilda emerge facendosi strada nella terra con le mani e con le unghie, e torna a casa.
Se a casa nessuno l’aspetta, è perché i morti non si aspettano: si ricordano, si piangono, si rimpiangono. Ma non li si aspetta.
Tradotto e pubblicato da SUR nel 2025, La seconda venuta di Hilda Bustamante di Salomé Esper racconta la bizzarra e dolceamara resurrezione di una donna qualsiasi, che si realizza un mercoledì mattina in un paesino non meglio definito. Apparentemente vivace e scanzonato, il primo romanzo della scrittrice, pubblicato in Argentina nel 2023, sta in realtà a metà tra la commedia e il dramma, una sorta di tragedia che non si prende mai troppo sul serio.
«La seconda venuta di Hilda Bustamante»: la signora rediviva
Hilda si fa trovare sulla soglia di casa, e ad aprire la porta è Álvaro, vedovo dal cuore infranto. Álvaro riveste in fretta i panni del marito devoto e romantico (panni che, in realtà, non è mai riuscito ad abbandonare) e si adopera perché Hilda possa trovarsi a suo agio in questa sua seconda vita. Insieme a lui ci sono Gabriela e Amelia, madre e figlia che nella casa di Hilda e Álvaro hanno trovato anni fa una famiglia bizzarra e insolita. Sono state Gabriela e Amelia, ufficialmente le loro vicine di casa, a rendere i due anziani finalmente nonni e, soprattutto, a renderli quello che non avevano mai potuto essere: genitori.
Hilda riabbraccia la sua famiglia, stordita e confusa quanto loro, e, cauta, riabbraccia la propria vita: la piccola cucina, il letto condiviso con Álvaro, l’ago e il filo che ha tenuto in mano per tanti anni. Sente il calore della sua nuova vita batterle in petto, e la percepisce in tutta la sua fragilità, in tutta la sua potenza.
Quando Hilda morì, Álvaro aveva settantotto anni. Il suo dolore era indescrivibile.
Quando si rividero e l’orologio riprese a camminare, avevano ormai la stessa età.
Da allora in poi, il tempo non ebbe più importanza.
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Di piaghe e di tormenti
La stranezza del ritorno di Hilda non riguarda solo lei: presto il paesino comincia a essere colpito da fenomeni gradualmente sempre più strani. Scoppiano le vetrate, piovono cavallette, e chissà chi altro potrebbe tornare in vita. Intorno alla rediviva e alla sua famiglia così insolita iniziano ad agitarsi gli animi. C’è chi teme che la resurrezione della signora Bustamante sia il segno di qualcosa di grave, che con lei possano essere disseppelliti anche segreti terribili che dovrebbero rimanere dove sono.
E poi, ci sono Álvaro, Gabriela e Amelia, personaggi fragili e spaventati che, in cuor loro, temono che Hilda se ne potrebbe andare così com’è tornata, in un istante, inaspettatamente. Gabriela, donna silenziosa e cauta, resta quasi paralizzata dal ritorno della madre adottiva. Amelia, che sa a malapena scrivere, e ogni giorno torna da scuola sul sellino della bicicletta del nonno adottivo Álvaro, non sa come contenere nel suo piccolo corpo l’emozione del ritorno di Mamma Hilda. Álvaro, invece, sa bene cosa deve fare: stringere Hilda a sé ora che ne ha la possibilità, ora che si è compiuto per lui questo miracolo privato.
Le Devote, un gruppo buffo e eterogeneo di donne pie, che senza la guida di Hilda si erano sentite perse, vedono nel suo ritorno una resurrezione vera e propria, di quelle che vanno celebrate con candele accese e ginocchia a terra. Non osano toccarla, non riescono a guardarla negli occhi, eppure lei vorrebbe solo la normalità di una vita che ricomincia.
Pomeriggio, bisbigli, un barlume da sotto la porta. Fuori: il tramonto, le cavallette che saltavano dappertutto, un tappeto di candele che ricopriva il giardino mentre Carmen, Clara e Nora pregavano in ginocchio. Se non fosse stato un quadretto allucinante, un enorme riflettore puntato sulla casa, un grosso dito che scendeva giù dal cielo a indicare il segreto con furia incontenibile, quel paesaggio di luce calda e nuvole argentate sarebbe stato anche bellissimo.
Il coro di paese nella «Seconda venuta di Hilda Bustamante»
Romanzo squisitamente corale, La seconda venuta di Hilda Bustamante parla attraverso bocche diverse tra loro ma estremamente familiari. Non si ha l’impressione di conoscere per la prima volta i personaggi, ma di ritrovarli. Ci sono le anziane devote, c’è la nervosa tesoriera della chiesa, ci sono le chiacchierone del paese e i loro mariti silenziosi. Ci sono tutti i personaggi che il lettore conosce già perché vi si imbatte nella sua quotidianità. Hilda e Álvaro non sono altro che due nonni come tutti gli altri. Se sembra che siano fuori dalle righe, è solo perché, dei due, una è fresca di resurrezione, e l’altro ha recentemente smesso di essere vedovo.
Il primo romanzo di Salomé Esper è un concentrato di delicata tenerezza. È tenerezza che trabocca da queste pagine e da questi personaggi, che sono così umani da suscitare inevitabilmente il riconoscimento e l’affetto del lettore. Anche se Amelia è l’unica ad essere effettivamente una bambina, tutti i personaggi emergono nel loro lato più infantile, perché per tutti loro trovarsi davanti ad una rediviva è un’esperienza totalmente nuova, e nessuno di loro ha gli strumenti per gestirne le conseguenze.
Si guardarono come se intorno a loro non ci fosse nient’altro. Da allora in poi tutto fu più o meno simile a ogni altra storia d’amore sulla faccia della terra: appuntamenti, promesse, incomprensioni, difficoltà, gioie passeggere, tristezze, litigi, tristezze più grandi, morte, sepoltura, dissepoltura, fiondarsi in chiesa, salire sul campanile, far scoppiare tutti i vetri della città senza neanche rendersene conto e bussare alla porta con la determinazione di chi non sa se è morto o vivo, o è vivo ma prova nostalgia e non ha un posto dove andare.
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Se fossimo tutti Álvaro
Il ritorno di Hilda, raccontato con un’ironia malinconica che risuona familiare e, allo stesso tempo, freschissima, ci mette davanti all’impossibile e pone delle domande che non possono lasciare indifferenti.
Cosa faresti se la persona che più hai amato tornasse improvvisamente in vita, un anno dopo la sua morte? Cosa le diresti? Cosa le faresti trovare, caldo, sulla tavola? Con chi vorresti condividere l’assurda e impensabile notizia di un miracolo? E come dormiresti, ogni notte, sapendo che la sua vita, nuovamente pulsante e sorridente, potrebbe spegnersi da un momento all’altro?
Salomé Esper azzarda la sua tenerissima ipotesi a tutte queste domande, squadernando un ventaglio di possibilità nelle quali è sin troppo semplice riconoscersi. Umano, speranzoso e dolcissimo, La seconda venuta di Hilda Bustamante (acquista) nasconde dietro all’apparenza scherzosa e colorata, che rende la lettura piacevolissima, un substrato che interpella i più umani timori e desideri.
Presto o tardi, tutti i guai se ne vanno. Quella domenica sera, Hilda e Álvaro riuscirono a restare di nuovo soli. Si fa per dire. Le cavallette erano ancora in giardino, come se l’aria così umida e pesante gli impedisse di volare, come se stessero lì ferme in attesa di qualcosa. Hilda le vide quando andò ad attaccare col nastro adesivo l’angolo di carta a fiori che stava venendo via dalla finestra; sembrava proprio che guardassero dentro casa.
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