Memoria di un’identità

«La signora Meraviglia» di Saba Anglana

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«La signora Meraviglia» di Saba Anglana

Le storie del passato ci affascinano da sempre sia per capire chi siamo stati, sia per vivere le attuali vite con maggiore consapevolezza. In ambito famigliare, spesso si devono affrontare certi fantasmi e, nel farlo, ci si imbatte in frammenti narrativi scomposti e questioni esistenziali irrisolte.

Saba Anglana nel suo primo romanzo La signora Meraviglia racconta la storia della sua famiglia, ricca di aneddoti e riflessioni su diversi temi importanti quali l’identità, il razzismo, la difficoltà nell’ottenere la cittadinanza italiana e un senso di appartenenza diviso a metà. Il libro è stato candidato al Premio Strega 2025 su proposta di Igiaba Scego con la seguente motivazione:

Quante vite stanno dentro una vita? Quanti demoni abitano una mente? Quante meraviglie si nascondono in ciascuno di noi? Attraverso un racconto che oscilla tra realtà e mondo spirituale, Saba Anglana ci invita a ripensare le etichette, a rifiutare identità rigide, a non incasellare l’esistenza. Con una scrittura cesellata e intensa, ci offre una vera e propria pedagogia della complessità – un insegnamento prezioso in tempi di polarizzazioni e semplificazioni forzate.

Già nota come autrice teatrale, cantante e conduttrice radiofonica, la scrittrice di origini africane debutta con un romanzo dove si intrecciano diversi espedienti narrativi nel tentativo di offrire, ai lettori, il ritratto di un’identità doppia: da un lato, nonna Abebech costretta a fuggire dall’Etiopia; dall’altro, l’intento di ricostruire la propria vita cambiando nazione con non poche difficoltà. In questo gioco di specchi, affiora una presenza misteriosa le cui origini sono da rintracciare nel passato della nonna.

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Chi è la signora Meraviglia?

Nel romanzo si avverte molto il senso di appartenenza alla propria terra d’origine, così come la pace provata dopo aver ottenuto la cittadinanza. Eppure, prima di arrivare alla fine, ci si chiede spesso chi è questa signora e quale sia l’importanza che riveste. È semplicemente una metafora? O è qualcosa di più?

La Meraviglia, in realtà, simboleggia un insieme di elementi che corrispondono sia allo stupore della famiglia, una volta approdata in Italia, sia a un’oscura figura il cui compito è quello di liberare nonna Abebech da un makubi, una sorta di demone interiore. La meraviglia, in questo caso, è personificata in Wezero Dinkinesh, una maga etiope acculturata anche con le superstizioni e mitologie dei somali, in grado di liberare Abebech da questo peso.

Ma la Meraviglia non ha un effetto immediato, poiché tutta la vita diventa una lotta. Il trauma della nonna vive anche nei suoi discendenti. Si è nascosto in vite complicate, nella diffidenza di chi non si sente accolto pienamente e fa fatica per sentirsi realmente appartenere a un luogo.

La complessità dell’identità

Questa vicenda del passato non è molto distante dal presente, poiché assume un valore importante nella nostra contemporaneità, specialmente se guardiamo al contesto italiano: il percorso della zia Dighei, che dopo aver vissuto quarant’anni in Italia, lotta per ottenere quel documento tanto agognato che – come suggerisce Anglana – non basta tuttavia a riassumere un’esistenza, né la sua né quella di nessuno.

Data la comunanza di questa condizione, lungo il romanzo il lettore si ritrova a riflettere su diverse questioni: qual è, allora, la vera identità di Abebech e del resto della famiglia? Cosa significa davvero sentire di appartenere a un luogo? Un pezzo di carta può davvero contenere la complessità di un’identità nel mondo di oggi?

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Scrivere come atto di liberazione

Nonostante La signora Meraviglia (acquista) sia un memoir biografico, la scrittura di Saba Anglana prende una serie di diramazioni, allo stesso modo dei movimenti dei vari personaggi: con ironia affronta la vicenda della cittadinanza italiana, segnalando i tempi decisamente lunghi della burocrazia; usa toni evocativi durante le scene in cui il lettore si ritrova, improvvisamente, tra le strade di Mogadiscio e le sensazioni di alcuni membri della famiglia, al fine di costruire un’immagine nitida del passato.

Liberarsi del passato non è un’operazione fine a sé stessa, poiché nella scrittura di Saba Anglana si muovono i fili di due tempi, il passato e il presente, dove tutto è nuovo, diverso, inaspettato: gli spettri sembrano esistere davvero; la frustrazione quotidiana si scioglie in risata come una liberazione; il dolore viene condiviso senza vergogna affinché le ombre del passato possano divenire luce pura.

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Federico Ferrara

Classe 2000, vivo a Milazzo e sono dottore magistrale in Scienze dello spettacolo. Appassionato di cinema, fotografia e letteratura, ma ho anche una vita sociale.

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