La verità avvolta dal manto opaco della nebbia

«Cuori di nebbia» di Licia Giaquinto

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Cuori di nebbia - Copertina

Muoversi nella nebbia vuol dire accettare che l’ignoto avvolga ciò che intorno a noi non è più visibile. Un passo, il mistero. La brina ricopre le strade, gli argini, un manto opaco che raggela ogni cosa. E lungo la via Emilia il vero mistero è la vita, in Cuori di nebbia di Licia Giaquinto (TerraRossa Edizioni, 2022).

Tardi anni Novanta, nella località di Bruciata – tra Modena e Bologna –, dove la strada diventa una piovosa via umida, la vita di sette personaggi s’incrocia tra sogni e tormenti.

Sette persone, sette storie, sette voci diverse che racchiudono la stessa fame di vita e di elevarsi dal proprio passato infranto e da u doloroso presente. Vite parallele, dopotutto non così lontane, che si raccontano e ci raccontano come sono andate le cose, ognuno seguendo una personale verità. La redenzione è una speranza che non appartiene a queste terre.

«Eravamo pari. Compagni di viaggio verso la morte.»

«Cuori di nebbia»: la trama

Ad aprire un varco nella nebbia, i primi personaggi che presentati: Mirella e Filippo. Sono una coppia di contadini uniti non dall’amore ma da interessi economici. Accettano il tradimenti di entrambi pur di coesistere in un sistema ben bilanciato. La notte Filippo può scivolare dal letto coniugale per frequentare prostitute, tra cui la bella Natascia di cui si innamora perdutamente. Poco distante da loro, Nicola. Aggirarsi tra i boschi, per le campagne, e spiare le coppiette è la sua più grande perdizione. Sin da ragazzino spiava i genitori farlo nella capanna degli attrezzi. È un guardone. 

C’è Mirco, in fuga da una famiglia in mille pezzi, che nella distesa di taciturni campi trova una scatola avvolta in una busta di plastica sigillata con dentro tanti mazzetti di banconote. Anche Francesco proviene da una famiglia che lo ha duramente spezzato dall’infanzia, trasformando in un tormento il suo rapporto con il cibo. E infine c’è Patrizia, una prostituta drogata, «alta e magra come un palo della luce». Il viso scarnificato, ricorda la natura opaca della morte. Perché a muovere i fili di questa storia, di queste sette vite, non è altro che l’irrimediabile morte. Una via senza ritorno.

Percorrevo quella traversa della via Emilia di notte, sprofondato nei sedili in pelle della mia macchina riscaldata, e mi sentivo disperato e condannato a vivere.

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Un quadro completo di verità e menzogna

Le loro voci aderiscono al parlato, seppure con delle differenze: il registro linguistico delle prostitute sembra essere più alto rispetto a quello dei contadini. Sette voci che raccontano in prima persona l’inclinazione di una tragedia annunciata nelle prime pagine. Voci che compongono un puzzle, il triste epilogo di una storia fatta di fragilità, solitudine, rabbia, ma anche sogni e aspirazioni.

Attraverso i racconti di ognuno di loro impariamo a osservare il quadro completo, un paesaggio-mondo in cui ogni storia ha la sua realtà. In una notte insonne ogni cosa si traveste di verità o menzogna, può esiste una versione univoca e coesistere nella sua interezza? 

Ormai i morti sono morti e non li risuscito mica andando a raccontare la verità, che poi io non so mica quale sarebbe.

Inizialmente il romanzo di Licia Giaquinto uscì nel 2007 per Dario Flaccovio Editore, in seguito alla pubblicazione per Adelphi di La ianara, il seguente romanzo sarebbe dovuto uscire in una nuova veste editoriale per Adelphi, salvo un ripensamento finale da parte di Roberto Calasso. Se oggi possiamo nuovamente leggerlo e riscoprirlo è grazie a TerraRossa, grazie a Giovanni Turi e al contributo di Giuseppe Girimonti Greco.

Cuori di nebbia (acquista), è un noir che esplora le tenebre dell’inconscio, un romanzo corale sulla vita disillusa e sulla vanità della morte. Consigliato a chi sa cosa vuol dire essere annientati dalla vita e che il lieto fine è un innocente sogno che non tutti hanno il lusso di permettersi, a chi non ha paura di ascoltare il lato oscuro del proprio cuore e brancolare nella nebbia. 

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Serena Votano

Serena Votano, classe 1996. Tendenzialmente irrequieta, da capire se è un pregio o un difetto. Trascorro il mio tempo libero tra le pagine di JD Salinger, di Raymond Carver, di Richard Yates o di Cesare Pavese, in sottofondo una canzone di Chet Baker, regia di Woody Allen.

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