Tra i candidati al Premio Strega 2025 troviamo anche l’ultimo romanzo dello scrittore e traduttore Giorgio van Straten: La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri, edito da Laterza. Il libro è stato proposto da Edoardo Nesi con la seguente motivazione:
È con la lucidità e il puntiglio dello storico che Giorgio van Straten sceglie di raccontare la vita e la Resistenza di Nada Parri, e però non sorte mai – non può sortire – dal suo destino d’essere narratore […] Vive e palpita nelle pagine la figura di Nada Parri grazie alla lingua ricca e al tono composto e accorato di questo affresco d’un tempo furente e insensato. È un viaggio coraggioso nella terra accidentata della memoria quello che van Straten intraprende, costellato di documenti frammentari e ricordi fallaci e lettere lancinanti e umanissime che però riescono mirabilmente a restituirci – intatta e splendente e vera – la vita amara di una donna comunista che si trovò a inseguire l’amore lungo i diacci sentieri della Storia.
«La ribelle»: la trama
La ribelle ci trasporta ai tempi dell’adolescenza di Nada Parri (1923-2017), nella Toscana dei tardi anni Trenta. La protagonista è all’apparenza una ragazzina come tante, lusingata delle attenzioni di un uomo di una decina d’anni più grande, Bruno, al punto da accettare in fretta, ancora giovanissima, la sua proposta di matrimonio. Non sarà un’unione felice, complici le profonde differenze tra i due sposi e il poco tempo che trascorreranno effettivamente insieme: poco dopo avere sposato Nada e averla messa incinta, Bruno parte volontario per combattere in Africa – d’altronde, è quello che la sua famiglia, fervente fascista, si aspetta da lui. Nei primi anni di guerra, Nada rimane sola con la figlia Ambretta e gli odiati suoceri, ignara che la Storia (proprio quella con la maiuscola) ha in serbo altri piani per lei.
Nei primi mesi del 1944, mentre è con la figlia ai giardinetti, Nada incontra la persona che cambierà l’intero corso della sua esistenza: Hermann Wilkens, sottufficiale tedesco quarantenne di stanza a Marina di Carrara. Malgrado la barriera linguistica, tra i due nasce un’appassionata storia d’amore. Non ci sarà però solo il romanticismo a tenerli uniti: Hermann in realtà ha sempre disprezzato il nazismo e, con i suoi discorsi, accende anche in Nada una sempre maggior consapevolezza sull’idea di fare la propria parte contro l’invasore, anche imbracciando le armi, se necessario. Quando la piccola Ambretta viene evacuata in campagna, dai nonni materni, Nada e Hermann prendono una decisione drastica: dopo che lui ha disertato dall’esercito nazista, i due salgono insieme in montagna per unirsi alla lotta partigiana di liberazione.
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Per quanto drammatici, i mesi che Nada trascorrerà con Hermann a combattere saranno per sua stessa ammissione i migliori della sua vita. Finita la guerra, i due devono scontrarsi con un mondo in cui finalmente tacciono le armi, ma non c’è comunque posto per loro: Nada è una donna che ha abbandonato il tetto coniugale in un’epoca in cui non solo non esiste il divorzio, ma l’adulterio è considerato ancora un reato; Hermann, pur essendosi battuto con valore a fianco degli altri partigiani, resta per tutti niente più di un tedesco da trattare alla stregua degli altri.
L’ultima epopea del nostro paese
“E sapresti dire perché ti interessa così tanto questa storia? Hai intenzione di spiegarlo?” […]
“Non so se sono già in grado di risponderti” ho cominciato. “La storia in sé è bellissima e tragica, una grande storia d’amore, anche, con una forza che sarebbe difficile trovare oggi”.
Giovanni ha sorriso rassicurante e io mi sono sentito incoraggiato a continuare.
“E sicuramente c’entra la Resistenza e come ne sono usciti quelli che pensavano di aver vinto. Sai, quello è un periodo della storia d’Italia che mi ha sempre affascinato: l’ultima epopea del nostro paese, l’ultima stagione con degli eroi. Un po’ come il Risorgimento: ragazzi decisi a cambiare il mondo e che lo cambiano anche. Però dopo che l’hanno fatto vengono accompagnati gentilmente alla porta”.
È con queste parole che, all’inizio della Ribelle, l’autore prova a spiegare al suo editor perché la storia di Nada e Hermann, scoperta per caso leggendo un libro sulla Resistenza, lo abbia colpito al punto da decidere di dedicarle un romanzo. E, leggendolo, anche ai lettori resta la sensazione che il periodo della Resistenza abbia rappresentato davvero l’ultima epopea dell’Italia; una sorta di epoca perduta. È inevitabile domandarsi se oggi saremmo in grado di dimostrare lo stesso coraggio di quegli eroi che in tanti casi erano poco più che ragazzini.
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Tra realtà storica e finzione letteraria
Pur ricostruendo con precisione la storia reale di Nada Parri e Hermann Wilkens, La ribelle non è un saggio storico, ma un romanzo a tutti gli effetti. Giorgio van Straten si informa a fondo – di importanza capitale sono stati il supporto dell’autobiografia di Nada, La vita amara, e soprattutto le testimonianze di Ambretta ed Elisabetta, le sue figlie – ma, al momento di mettersi a scrivere, lascia comunque un piccolo margine alla finzione letteraria: d’altronde, ci sono punti per forza di cose oscuri a chiunque non sia Nada o Hermann, ed è lì che interviene – sempre in punta di piedi – la sensibilità dello scrittore.
Molto bella e toccante è, in questo senso, la scelta di far riavvitare la storia su sé stessa nelle battute finali: le ultime pagine, infatti, non coincidono con la morte di Nada, ma con quello che probabilmente è stato uno dei momenti più dolci e felici della sua esistenza. Ancora una volta, si compie il miracolo della letteratura.
Però una cosa mi è concessa: posso invertire il flusso del tempo, risalirlo controcorrente come un salmone che si sfinisce per farlo, ma arriva vivo a deporre le uova, così i suoi piccoli potranno crescere in un ambiente protetto prima di affrontare il mare aperto.
Nessuno può obbligarmi a seguire l’ordine degli anni, il 1945 non deve venire per forza prima del 2017, l’anno in cui si conclude la lunga vita di Nada.
Per quanto è in mio potere, decido qual è il fiume in cui deporre la storia che ho raccontato: alla fine di questo libro, Nada ha, per sempre, ventidue anni.
Un amore nato nell’epoca sbagliata
Leggendo la storia di Nada e Hermann, il pensiero corre per un istante a un libro in gara al Premio Strega 2023, che all’apparenza non ha molto a che vedere con La ribelle: Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone. Per quanto l’ambientazione e lo stile dei due romanzi siano diversi, un tratto comune c’è: in entrambi i casi ai lettori resta l’amara consapevolezza che l’infelicità di cui sono vittime i protagonisti sia in larga parte figlia di una congiuntura sfortunata in cui sono venuti a trovarsi; in breve, se solo fossero vissuti in un’epoca diversa, la loro storia avrebbe potuto prendere tutt’altra direzione.
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In questo senso, il romanzo può diventare anche un ottimo spunto di riflessione per i lettori dell’Unione Europea e un invito a non dare per scontato quanto di buono c’è nella nostra contemporaneità: non abbiamo conosciuto in prima persona la guerra e le sue privazioni, possiamo spostarci liberamente tra gli Stati membri, sono decadute nel corso del tempo leggi che già ottant’anni fa erano sessiste e anacronistiche (anche se su questo c’è ancora parecchio da fare). Per noi è tutto ovvio; ai tempi di Nada e Hermann era solo un sogno. La ribelle diventa così un monito a vigilare sempre affinché queste conquiste non siano rimesse in discussione. Perché, come la Storia ci insegna, il rischio di tornare indietro è sempre dietro l’angolo.
Consigliato a…
A volte, invece, le persone le incontri nei libri, e allora le loro storie rimangono lì, a portata di mano, anche se sono appena accennate, un tratto leggero, e molti lettori, come le persone che camminano per strada, passano oltre. Ma tu, invece, resti bloccato in un punto, davanti a delle righe che ti costringono a prendere quegli accenni, quegli scheletri di storie, quegli schizzi di personaggi, anzi di persone, e portarli con te.
Nell’epoca dell’oversharing, in cui sembra che basti infiocchettare un po’ qualsiasi inezia per renderla degna di essere raccontata, la storia di Nada Parri e Hermann Wilkens – taciuta per decenni – è sempre stata un romanzo in potenza. E possiamo solo essere felici che proprio su questa storia Giorgio van Straten sia rimasto bloccato, trasformandola così in un romanzo a tutti gli effetti. Consigliamo La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri (acquista) a chi sa che non c’è nulla di più letterario di certe vicende reali e, soprattutto, a chi riconosce l’importanza di strappare all’oblio e tramandare storie di un passato che si fa ormai via via più lontano – e che per niente al mondo deve essere dimenticato.
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