Primo disclaimer di questa recensione: non è stato affatto un romanzo semplice da leggere, richiede una dose di concentrazione e profondità ben maggiore rispetto alla media. Stiamo parlando del libro candidato alla dozzina del Premio Strega 2025, Di spalle a questo mondo di Wanda Marasco, edito da Neri Pozza.
Se diffidare della copertina diventa un atto naturale quando si è voraci lettori, nel caso di questo libro non si può iniziare una recensione senza dire che la sua copertina è il riassunto perfetto del romanzo: due figure, un uomo e una donna, agli estremi opposti di uno specchio che sembra quasi una parete. Possono sentirsi ma, pur guardandosi, non potranno mai vedersi.
I due protagonisti sono il dottor Ferdinando Palasciano, medico attivo a Napoli presso l’ospedale degli Incurabili a metà Ottocento, e sua moglie, la russa Olga de Vavilov, originaria di Rostov. Si tratta della vera storia di un uomo carico del dolore del mondo. Il romanzo si apre con la rottura di un equilibrio nella vita di coppia. Ferdinando, dopo diversi episodi in cui si era manifestato un disturbo psichiatrico grave, fatto di continui deliri e perdita di lucidità, viene ricoverato in una clinica alla “pazzeria”. In questo lasso di tempo lento e infinito, ricordare è per Ferdinando una malattia senza antidoto.
Da tempo ho capito che in Ferdinando gli stati d’animo funzionano come furori e incantamenti. Carmelina ha detto, Conté, ho lucidato tutti i vassoi, guardate, so’ addeventate spiecchie! Ma io guardavo dove guardava lui. Fuori e dentro. E non so quante ombre e bagliori ho scambiato per presenze reali.
La storia del dottor Ferdinando Palasciano
Al di là delle date e luoghi di nascita o morte, ciò che è necessario sapere ai fini del romanzo è che Ferdinando ha 33 anni quando viene nominato ufficiale medico dell’esercito delle Due Sicilie, ma non fa differenze se si tratta di curare anche i feriti degli eserciti nemici.
La prima (guerra, ndr) di cui era stato testimone quando militava come alfiere medico nell’esercito borbonico gli aveva fatto conoscere il caos umano e quanto venisse nullificato il senso della vita.
Per lui esiste soltanto un’umanità da riparare, contravvenendo agli ordini. Per questo motivo è accusato di insubordinazione. Solo dopo l’intervento del re Ferdinando II la pena viene commutata in un anno di carcere, da scontarsi a Reggio Calabria.
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Lui e la moglie Olga vivevano in una torre merlata sulla collina di Capodimonte, oggi sede di un B&B, che domina su Napoli. L’incontro tra i due avviene a causa di una leggera zoppia della donna, la quale era andata dal medico per farsi curare. La stessa malattia che sorprende Olga nei giorni di fragilità del marito, nonostante la passata guarigione.
Marasco trae ispirazione dalla storia di Palasciano e, partendo dagli ultimi anni del suo percorso attraverso la follia, che è in realtà una fase ben più lucida, ricerca il senso di una vita intera.
[…] la mente si torceva nella volontà di distruggere il momento con un’analisi spietata e una domanda cruciale: sperimentata la condizione umana, perché Ciccillo non era impazzito? Perché era toccato a lui? Perché non erano impazziti tutti?
Fare i conti con la Storia
Il dottor Palasciano e la moglie Olga non sono gli unici personaggi realmente esistiti che incontriamo in questo romanzo: Garibaldi, Nicotera, Pisacane, l’insegnamento di Mazzini e la fine dei Borbone; lo scultore Gemito, anche lui finito in manicomio; il pittore Eduardo Delbono, amico di famiglia, subisce il fascino di Olga, che tuttavia resta fedele al marito infermo ma gli chiede di dipingere una serie di eruzioni del Vesuvio; Antonio Ranieri, legatissimo a Palasciano, il quale gli affida i resti del grande Giacomo Leopardi, custoditi in segreto nel giardino meraviglioso dei Palasciano.
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Nonostante la quantità di passaggi storici, Di spalle a questo mondo non può essere etichettato come un romanzo biografico ma una storia drammatica e disperata. Nel romanzo si alternano narrazione e brevi pagine di diario in cu la moglie Olga parla in prima persona del presente, del passato. È colei che avvia il racconto e condivide il finale. Il tratto decisivo che accende il romanzo è lo stile, a volte barocco, sempre accurato. Il dialetto napoletano trova spazio tra le pagine in cui ci si avvicina a personaggi popolari, nelle situazioni quotidiane, mentre i dialoghi frammentati e nervosi riflettono gli spasmi della psiche non solo in Ferdinando che fa i conti con la follia ma in tutti i personaggi che, a modo loro, fanno i conti con le rispettive fragilità.
Altra grande protagonista è, come sempre, Napoli. Reincarnatasi nei tratti imperfetti di Olga, malinconica, «smarginata, pronta a franare».
Una storia dedicata a chi sente, nella propria ferita, la ferita degli altri
Così come il dottor Palasciano trova nella cura delle persone (e non solo) il senso del suo stesso vivere, Wanda Marasco trova attraverso la cura delle parole il modo per rendere personale questa storia. Di spalle a questo mondo è un romanzo sulle claudicanze universali: la malattia, la paura di fronte all’ineluttabile destino, ovvero la morte, e l’amore che vince su tutti. Lo stesso che lega Ferdinando e Olga fino alla fine dettata ancora una volta dall’amore. Loro sentono, nelle proprie ferite, il dolore delle ferite degli altri. Riconoscono nel prossimo il dolore ma non sanno più come curarlo. Allora non resta che affrontare questa vita nell’unico modo possibile: voltando le spalle a questo mondo.
Un romanzo dedicato a chi a volte affoga nei propri silenzi universali, a chi fa fatica a controllare e riconoscere i propri sentimenti. Di spalle a questo mondo (acquista) è candidato alla dozzina del Premio Strega 2025 su proposta di Giulia Ciarapica con la seguente motivazione:
Marasco parte dal corpo, e in primo luogo quello dei due protagonisti, per far sì che proprio questo strumento umano si trasformi in uno strumento di scrittura, un mezzo attraverso cui l’autrice – con tutta la sua personalità drammaturgica – ci racconta chi siamo stati e cosa continuiamo a essere.
Lo fa con una lingua che non ha altri punti di riferimento se non sé stessa, un lavoro di artigiano raffinatissimo che unisce più dimensioni: la lingua di appartenenza, quella delle madri, quella d’origine casalinga (dunque dialettale); quella imparata, con lo studio e la pazienza; e quella della poesia, grazie a cui Marasco, con pochi termini sontuosi e tuttavia terreni, riesce a dare parola e sostanza all’invisibile che rincorriamo ogni giorno.
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