Quando si pensa all’amore omosessuale in letteratura, il lettore medio solitamente pensa di trovare storie raccontate con pudore, storie in cui i personaggi coinvolti sono sempre in conflitto con le aspettative che la società ha nei loro confronti a livello di sessualità. Solitamente nei rapporti omosessuali si tratta di ragazzi adolescenti, come nel caso di Heartstopper, serie a fumetti ora trasposta come serie TV su Netflix. Solo in pochi casi, però, si è trattato di amore omosessuale coinvolgendo personaggi provenienti da un contesto rude e ostile, come ha fatto Annie Proulx con Brokeback Mountain, traposto poi al cinema da Ang Lee.
In Italia, invece, c’è chi lo fa in maniera giocosa e virtuosistica, senza remore e raccontando l’amore omosessuale con ironia, sarcasmo, senza risparmiare colpi e coinvolgendo persone di qualsiasi età e ceto sociale. Stiamo parlando di Ezio Sinigaglia, il segreto meglio custodito della letteratura italiana che torna in libreria con tre racconti molto oulipoliani in AcroBatiCa, edito déclic.
La trama di «AcroBatiCa»
Due studenti, Simone e Stefano, alle prese in maniera impacciata con le proprie avventure erotiche fra onanismo e pulsioni sessuali che si spengono facilmente; due militari, il caporale Demetrio Ercolani e il soldato semplice Vasco Zanella si corteggiano e si inseguono in un campo estivo; il benzinaio Giovanni (Hans in lingua madre, ci dice l’autore) incontra un camionista del Québec dopo aver sognato esperienze erotiche con centauri visti sull’oroscopo in una rivista. Sono questi i protagonisti di AcroBatiCa, raccolta di racconti giocosi e ironici di Ezio Sinigaglia.
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I tre racconti sono scritti attraverso giochi linguistici dal sapore oulipoliano – dopotutto Sinigaglia è anche traduttore dal francese, e l’influenza della letteratura francese è evidente in ogni suo libro, almeno linguisticamente parlando: il primo racconto Smanettando sospirosi sulla station è scritto solo ed esclusivamente con parole che iniziano per esse; Incantevole habitat: garantita favolosa esclusiva e Oroscopi per quindicina ruggente. Risparmiate quattrini, invece, sono scritti in progressione alfabetica dall’inizio alla fine e viceversa. Attraverso queste gabbie formali, Ezio Sinigaglia ci racconta un amore che non ha niente da invidiare a quello eterosessuale, poiché giocoso, ironico e problematico come quest’ultimo, dunque normale e naturale.
L’amore secondo Ezio Sinigaglia
L’autore milanese non è nuovo in questo tipo di storie. Già nel dittico Fifty-Fifty, in L’imitazion del vero fino a L’amore al fiume e altri amori corti e opere più recenti come Sillabario all’incontrario e Grave disordine con delitto e fuga si è cimentato in racconti di relazioni omoerotiche attraverso personaggi più o meno giovani, più o meno abbienti e con un linguaggio acrobatico e virtuosistico come nella migliore tradizione degli autori dell’OuLiPo francese.
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Più che in questi ultimi casi, AcroBatiCa si propone di portare all’estremo la sperimentazione linguistica. Le gabbie formali messe in atto da Sinigaglia e rigidamente rispettate da un lato raccontano con ironia situazioni che nel mercato editoriale sono percepite come serie, impostate e grevi, e dall’altro, però, ribadiscono la normalità dei rapporti omoerotici, trattati quindi con la leggerezza e la spietatezza di qualsiasi rapporto di coppia, in quanto, come per gli eterosessuali, anche per gli omosessuali vige la monotonia, il timore, la nostalgia, il pudore e lo svanimento della pulsione erotica.
A contraddistinguere questi racconti è ancora una volta la prospettiva di terza persona singolare intradiegetica, con un narratore dentro alle vicende che vengono narrate senza interazione con i personaggi coinvolti, ma con un occhio voyeuristico che non si riduce mai a mera pornografia, ma che, invece, attraverso vari commenti rende meno greve e pesante quanto viene narrato.
Virtuosismi acrobatici e speleologie fallite
Per capire il tipo di racconti che AcroBatiCa ci presenta, sarebbe meglio focalizzarsi più in profondità sul tipo di lingua impiegata da Sinigaglia. L’autore milanese usa la lingua per perseguire due obiettivi: mostrare una pulsione erotica che come l’acqua nella pentola sobbolle e sibila stuzzicando i protagonisti, e allo stesso tempo come il climax raggiunto dalla pulsione erotica si affievolisce nel momento in cui si arriva al punto di sfogo del desiderio sessuale: sono i personaggi stessi a smorzarlo per paura di esprimersi e sentirsi liberi, in quanto il desiderio, alla fine, è forte se resta platonico.
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Un primo esempio di ciò che si sta dicendo lo troviamo nel primo racconto, dove le parole usate iniziano tutte per esse, il cui suono sibilante non solo riflette la stimolazione della pulsione erotica, ma presagisce anche a un desiderio che al contempo si spegne a poco a poco, restando sullo sfondo, ma mai espresso esplicitamente in uno sfogo appagante:
Sventurato schiavo, sto sgangherandomi sullo stretto, subendo sevizie soffocanti, studiando speleologia sotto spelonche sudicie. […] Sbezzicamenti stolidi, svampiti, scioglilingua senza strutture semantiche sottostanti. Significanti senza significato. Si scorna sul subconscio senza spolverarlo, senza strapparne svelamenti.
Come nella migliore tradizione dei poeti metafisici inglesi, che va da John Donne a Andrew Marvell, Sinigaglia gioca con la lingua usando immagini paradossali che assumono significato prese nel contesto in cui si trovano. La “speleologia” di Simone e Stefano si riduce, quindi, a una ricerca di soddisfacimento dei propri desideri che si interrompe nel momento in cui ci si rende conto che non ci si vuole mettere in gioco fino in fondo.
Onanistici passatemi quaresimali
Continuando sul versante linguistico, gli ultimi due racconti della raccolta usano, invece, lo stratagemma della progressione alfabetica per raccontarci, quindi, un conflitto erotico e amoroso che raggiunge il suo apice, che sta per concretizzarsi, ma poi si affievolisce per paura di non essere all’altezza del desiderio:
Innamorarlo! Heeh! Gioco facillimo: e dopo, cosa bisognerebbe aspettarsi? Zona vietata. Unico tabù: sedurre rimangiandosi quanto promesso Orto nocivo, mai lavorato innanzi. Ho grossolanamente fallito. Era destino: capolavoro buttato allo zefireo venticello.
Queste parole dette da Vasco Zanella rispecchia, dunque, quanto espresso dalla lingua: è facile scatenare la scintilla erotica, sedurre l’oggetto del proprio desiderio, ma una volta che si arriva al punto si è costretti a rimangiarsi quanto promesso per via del proprio nervosismo. Stessa cosa vale anche per il benzinaio Hans, che citando la ninfa Pasifae, moglie di Minosse che secondo la leggenda ha represso la pulsione sessuale del marito fedifrago, si impone di spegnere la propria pulsione erotica:
La marginalizzerò nell’oblio. Oh natura muggente, libera impetuò! Improvvisamente, la meravigliosa navigazione onirico-pragmatica, quasi respinta sul traguardo ultimo, viene – zàcchete! – annichilita.
Ribellarsi, scandalizzarsi, tollerare?
Sempre Hans, però, nel momento in cui le proprie pulsioni erotiche si fanno sentire, si chiede: «ribellarsi, scandalizzarsi, tollerare?». Questa è la domanda a cui tutti i personaggi cercano di rispondere nel momento in cui si rendono conto di un imminente fallimento nel soddisfacimento del proprio desiderio sessuale. Alla fine, per esempio, Simone e Stefano tollerano la stanchezza in quanto uno dei due molto probabilmente si è dato ad avventure erotiche con altre persone, e di conseguenza la stanchezza è giustificata perché comunque si è sempre cercato il piacere sessuale:
Sarebbe spietatamente sarcastico specificare? Specificherò. Sorpresa: sabato scopò Sorello Sottoscritto. Sua Signoria Sorella Station stava sotto, spassandosela sola soletta, strofinandosi scultorea sul serico sofà. Sic superbia stultorum saepe subiugatur.
Quanto a Vasco e Demetrio, i due comprendono che il fallimento è da tollerare perché si «sono ispirate laconiche ma non occasionali premure», in quanto l’occasione fugace non sempre permette un soddisfacimento appagante del proprio desiderio, mentre Hans osserva che è meglio attendere e osservare piuttosto che lasciarsi andare dal furore perché «accelerazioni brutali, compensate da esitazioni furbesche, gli hanno iniettato linimenti magici negli ormoni, prevenendo qualsiasi reazione scomposta», concludendo, quindi, che un fallimento erotico è normale e che la pulsione erotica va coltivata a poco a poco.
La normalità giocosa dell’amore omoerotico
Ancora una volta, Ezio Sinigaglia rompe gli schemi del mercato editoriale dimostrandosi di essere un autore capace di confrontarsi con quelli mainstream e di fare scuola nell’editoria indipendente e non. Ispirandosi ai giochi linguistici tipici dell’OuLiPo, AcroBatiCa (acquista) racconta l’amore omosessuale con tutti i suoi pregi e i suoi problemi con ironia, gioco, passione e spietatezza. L’amore omoerotico, in fondo, è un amore come gli altri, che si nutre di forti pulsioni che vogliono essere subito soddisfatte, ma che poi si affievoliscono perché non corrispondono a quanto sognato e desiderato. L’amore, in fondo, è osservazione, attesa e ascolto dei propri sentimenti, a prescindere dall’orientamento sessuale.
Stamane sembra scomparso, svaporato. Succede. Saranno sintomi stagionali scaltramente simulati sotto stress scolastico? Studio supplementare? Sguinzie sospirose? Sessioni segaiole straordinarie? Saranno semplici stratagemmi seduttivi? Si saprà stasera, speriamo.
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