Inseguire la pace

«Con gli occhi rivolti al cielo» di Zora Neale Hurston

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«Con gli occhi rivolti al cielo» di Zora Neale Hurston

Con gli occhi rivolti al cielo nasce dalla penna di Zora Neale Hurston nel 1937. Viene ora riportato alla vecchia gloria grazie a una nuova edizione della Nave di Teseo, per la collana La Tartaruga. Ritorna, quindi, nelle nostre librerie e – si spera – sulle nostre mensole un capolavoro della letteratura americana. Un libro che nasce da una scrittrice nera e che cerca di portare alla luce le difficoltà di una società che pensiamo dimenticata, ma che forse è presente ancora nel mondo di oggi.

Diventa, allora, importante leggere questo romanzo e ritrovare esperienze e sentimenti che sono certamente romanzati tra le pagine di un libro, ma che richiamano la vita vera e l’esperienza di tante donne che camminano fra noi.

«Con gli occhi rivolti al cielo»: la trama

Non si vuole, qui, anticipare troppo gli eventi che scaturiscono da queste pagine, ma forse nemmeno è necessario. Basta poco per far comprendere quanto la storia di questo romanzo sia essenziale per un lettore contemporaneo, come lo era per un lettore degli anni in cui è stato scritto. In un periodo di crisi, di incertezze sul futuro, di cambiamenti epocali e una discesa in un mondo e una morale che ci fa paura. Nel 1937 come nel 2024, la voce di Janie Stark è forte e ci colpisce profondamente.

Janie è una donna nera cresciuta sotto lo sguardo giudicante dei bianchi, che impara fin da piccola come il vero obiettivo nella sua vita è riuscire ad assomigliare a loro. O meglio, questo è quello che le dice la nonna. Eppure, come si vede tra le pagine del romanzo, Janie cresce e comprende che la vita è ben altro che il cercare di assomigliare ai bianchi. Ben altro, oltre all’essere la brava moglie che tutti vogliono che lei sia. Ben altro, se non il voler cercare la pace con l’uomo che ama.

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Tutti dovrebbero avere un ruolo preciso, ma Janie si è distaccata dal suo e per questo viene giudicata. Da qui, inizia il suo romanzo. La protagonista viene vista tornare nel suo vecchio paese, da dove era scappata con un giovane uomo – ben più giovane di lei – e ora torna senza voler rivelare a nessuno il perché. Tutti tranne una: la sua migliore amica, Pheoby. A lei – e a noi – decide di rivelare i motivi che l’hanno portata in quella cittadina e i motivi per cui è scappata. A lei rivela tutto.

Da quel momento, fino alla morte, per lei ogni cosa sarebbe stata cosparsa di polline e di primavera. Un’ape per la sua corolla. Ora sarebbero tornati tutti i buoni pensieri di quando era ragazza, ma bisognava inventare e dire nuove parole, parole adatte a quei pensieri.

Una storia lontana e vicina

La storia di Janie è la storia di tante e nello stesso tempo di poche donne, sia del suo tempo che di questo. Janie è obbligata a sposarsi giovane, perché un peso per la propria famiglia. Ma è anche una donna che scappa con l’uomo che crede di amare, finendo però per diventarne il suo mero trofeo. Janie, quindi, decide di riprendere in mano la sua vita, ma la vita la riporta da dove è venuta.

In questo romanzo, c’è un’altalena di prese di posizione ed eventi tragici che si rincorrono, che porta il lettore a faticare con Janie, a sostenerla e darle man forte, ma anche a piangere con lei quando la vita è troppo. Noi lettori diventiamo come Pheoby: la guardiamo, la ascoltiamo. Vediamo Janie davanti a noi e cerchiamo di capirla e consolarla come un’amica. Come dice la ragazza: «sono cresciuta di dieci piedi solo a starti ad ascoltare, Janie. E adesso non sono più contenta della mia vita».

C’è tanta vita tra le parole di Janie. Tanta sofferenza, ma anche così tanto amore. Voglia di amare sé stessi, ma anche voglia di amare gli altri. Amare un altro, che per lei è Tea Cake: un ragazzo giovane, che non dovrebbe amare una donna adulta come lei, ma a cui non importa. Un uomo che, finalmente, la ama come merita e di cui non deve avere paura. Eppure non è lei a decidere come deve finire la sua storia, almeno a grandi linee.

L’amore è come il mare, sempre in movimento, prende la forma della spiaggia che incontra ed è diverso per ogni spiaggia.

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Lo stile di Zora Neale Hurston

Con gli occhi rivolti al cielo è un libro che, oltre che per la sua storia, appassiona anche per lo stile dell’autrice. Hurtson non sceglie un linguaggio facile, ma adotta il suo linguaggio: quello della sua gente, che risulti rude o volgare. Perché l’obiettivo non è l’abbellimento ma la realtà.

Allo stesso modo, riesce a colpire il lettore con una capacità di scrittura estremamente delicata e metaforica. Il linguaggio letterario si mischia al dialettismo di alcuni dialoghi, rendendo la lettura affascinante e reale nello stesso momento. Una lingua che appassiona il lettore e lo porta in un mondo che, probabilmente almeno in questa parte del mondo, non conosce bene ma in cui subito si ritrova. Perché la vita ha delle sorprese dietro l’angolo per tutti, il sostrato dialettale è presente in tutti noi, ma tutti possiamo riconoscere qualcosa di bello. Nei momenti difficili di Janie, la scrittura di Hurtson diventa poesia e ci è più facile andare avanti con la lettura.

Con gli occhi rivolti al cielo (acquista) è un’opera che, ancora una volta, consigliamo e speriamo vi conquisti come ha fatto con noi. In questa nuova edizione si può apprezzare un capolavoro ormai forse ritenuto “passato” dopo decenni dalla sua pubblicazione, ma che invece diventa fondamentale e illumina un tema importante e ancora molto forte.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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