Perché scegliere di pubblicare un libro sotto pseudonimo o mantenendo l’anonimato? Per diverse ragioni: evitare giudizi o discriminazioni – come molte scrittrici che hanno usato pseudonimi maschili per timore di non venire prese in considerazione –, misurare il proprio talento – Stephen King pubblicò sotto falso nome, Richard Bachman –, sentirsi liberi di scrivere senza dover pensare a conseguenze.
Di alcuni non conosciamo tuttora l’identità, si pensi a Elena Ferrante, di altri è forse necessario sfatare il volto e il vero nome dietro un libro? È come indicare la luna e osservare il dito, non ci stiamo forse concentrando sul dettaglio sbagliato e ignorando l’essenzialità della scrittura?
È per questo che consigliamo la lettura di Ora un nome ce l’ha di A.R. (Kalós, 2023), per ricordarsi quanto è bello dedicarsi alla lettura fine a se stessa, soprattutto se ciò che ha da offrire è una storia d’amore che nasce tra persone adulte che già hanno fatto i conti con Cupido eppure si ritrovano a provare le emozioni delle prime cotte.
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«Ora un nome ce l’ha», un racconto a due voci
È il capo e si vede proprio perché non lo mostra, occhi verdi, intelligenza vivace, e questo è il suo regno.
Non distoglie l’attenzione e non vagabonda nell’iperuranio.
Mentre parla con me, verifica che tutto funzioni.
Ci tiene a fare bella figura.
L’incontro è formale, il nostro ospite non si toglie nemmeno il cappotto, la mascherina nasconde le espressioni del volto, difficile interpretare i suoi sentimenti. Il che moltiplica la curiosità.
Cosa c’è sotto la pelle di un uomo che descrive emozioni?
Queste sono le prime impressioni che Andrea e Alisea hanno l’uno dell’altra. Lui è uno scrittore famoso, lei gestisce una libreria a Ferrara.
Ora un nome ce l’ha (acquista) è un racconto a due voci ambientato tra la Toscana e l’Emilia-Romagna, tra le paure di buttarsi in un amore senza paracadute e la gioia di scoprirsi anime affini. L’estasi della follia che pervade il corpo quando «stai per innamorarti e non ti succedeva da un pezzo».
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I nomi, i sentimenti
«In fondo, che cos’è un nome? Quella che noi chiamiamo una rosa, con qualsiasi altro nome, profumerebbe altrettanto dolcemente» scriveva William Shakespeare, drammaturgo inglese, in Romeo e Giulietta. Dunque ecco perché utilizzare l’escamotage dell’anonimato: a cosa serve un nome se di fatto l’amore è sentimento che accomuna ogni persona? Se il fulcro di quest’opera è raccontare come l’amore può ancora sorprenderci, ecco una storia a cui non dare un nome, vera in ogni sua piega.
«Fra tutti i modi in cui può essere raccontata una storia – scrive Nadia Terranova –, questo scrittore sceglie il più spericolato: nascondersi dietro la scrittura per non nascondere niente. Un libro coraggioso, folle, sbandato, come solo l’amore sa essere».
Kalós è una casa editrice palermitana che dal 1989 racconta tutta la bellezza della Sicilia attraverso generi diversi, che possano ispirare i lettori a conoscere il territorio siciliano e preservarlo: saggi, romanzi, cataloghi d’arte ma anche albi illustrati per bambini, volumi fotografici e guide.
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